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Insegnante di inglese appassionata di scrittura e di fotografia e profondamente innamorata degli animali. Questo blog è un ampio rifugio in cui condivide passioni, letture, riflessioni, novità sui suoi libri e molto altro. INSTAGRAM: @simona_giorgino (profilo autrice), @photosfromthewind (profilo fotografico).

giovedì 25 luglio 2013

"Un uso qualunque di te" e "Non volare via", di Sara Rattaro: le mie impressioni.


Ho letto questi due romanzi della Rattaro a distanza di tempo di circa tre mesi l'uno dall'altro. Ho iniziato da Un uso qualunque di te, di cui mi attirava praticamente tutto, il titolo, la copertina, la trama. Ultimamente ho letto in poco tempo Non volare via, e vi ho trovato la stessa identica Rattaro, con il suo stile e la sua capacità di emozionare, e con le sue storie che hanno sempre un che di drammatico, ma anche un sapore di vita quotidiana, e di sentimenti autentici.

Ho trovato una specie di somiglianza fra i due romanzi, tuttavia. La sensazione è quella di due storie diverse, senza dubbio, ma che in qualche modo ripropongono lo stesso genere di episodi, lo stesso tema, e un po' mi è dispiaciuto che la Rattaro si sia "ripetuta". Non so se sia una sensazione corretta, non so se sia dovuta al fatto che li abbia letti a una distanza abbastanza ravvicinata, ma leggendo Non volare via ho fortemente sentito la presenza di Un uso qualunque di te
Sarà forse dovuto al fatto che Un uso qualunque di te mi era rimasto particolarmente impresso: non è facile "liberarsi" di quella storia.

In entrambi i libri, comunque, si parla di famiglia, in entrambi i libri c'è la presenza di un figlio che, sebbene con ogni probabilità si sia trattato di pura coincidenza, ha dei problemi. Genitori e figli, quindi, di fronte alle difficoltà della vita, e uno dei due genitori, sempre - in Un uso qualunque di te la moglie, in Non volare via il marito - in qualche modo sfugge all'altro, ed ecco il tradimento, l'infedeltà, la devastazione, la scoperta. In entrambi i libri il tradimento, alla fine, finisce per essere al centro della narrazione. In Un uso qualunque di te lo è di certo, non ci sono vie di scampo, diventa uno dei perni principali della storia. In Non volare via all'inizio si ha la sensazione che le cose vadano diversamente, l'attenzione ruota intorno a Matteo, un bambino audioleso dalla nascita, ma poi ecco nuovamente l'infedeltà, che finisce per diventare il tema principale, occupando tutti i capitoli centrali.
Questo a ogni modo non toglie nessun merito ai libri e al talento dell'autrice!

In Un uso qualunque di te la protagonista è Viola, una donna complicata, "sbagliata", sposata con un uomo perfetto, Carlo, che la ama di un amore incondizionato. Hanno una figlia, Luce, che presto si scoprirà avere un problema di salute che necessiterà di un urgente intervento chirurgico. 
La storia è strutturata in maniera molto interessante, si apre nel presente per poi fare immensi tuffi nel passato, con dei flashback di cui la Rattaro si serve spesso e volentieri, e che usa per farci conoscere piano piano le debolezze di questa donna "imperfetta".
L'intervento chirurgico della figlia porta a galla una verità che Viola ha tenuto nascosta per anni interi, mai potendo immaginare che un giorno sarebbe emersa nel modo più drammatico che esista, in un ospedale, mentre la vita della figlia è appesa a un sottile filo di speranza. 
Quello che ho apprezzato maggiormente di questo libro è stata la capacità della Rattaro di far provare dei sentimenti reali nei confronti dei personaggi, come fossero veri, persone di nostra conoscenza. Nei confronti di Viola, in particolare, il lettore si pone con diffidenza, con fastidio e rancore. Io, per lo meno, a fine lettura ho dovuto fare i conti con Viola per qualche giorno: non ho mai capito veramente se sono riuscita a perdonarla o meno. 
Quello che ci fa "detestare" Viola è la sua superficialità, la sua meschinità a volte velata di innocenza. La Rattaro ce la descrive troppo bene nella sua dimensione interiore, e ce la fa vedere sotto la luce di una donna sbagliata, forse in fondo un po' cattiva, che non si può accontentare di quello che possiede ma che aspira ad avere sempre di più, una donna irresponsabile e, soprattutto, una donna che ammette di avere accanto a sé l'uomo migliore del mondo e nonostante ciò lo tradisce, gli fa del male, e gli tiene nascosta una verità troppo importante. 
Mi sono sempre detta che se provi almeno un po' di stima nei confronti di Carlo, in questo libro, come conseguenza naturale non puoi che provare l'opposto per Viola. E la Rattaro è troppo brava a portare il lettore laddove desidera, ci fa conosce gli aspetti peggiori di Viola e quelli migliori di Carlo. 
Carlo: un uomo meraviglioso, lo vedi attento a non far mancare niente alla moglie e alla figlia, un cuore immenso, un porto sicuro, un padre eccezionale che ama in maniera incondizionata le due donne della sua vita, un uomo che non abbandonerebbe mai Viola, un uomo che lei considera un vero e proprio punto di riferimento, un uomo che non le permette mai di smarrirsi, che la trova ovunque lei possa perdersi, che sia in un luogo del mondo o in un luogo della sua intimità.
Non puoi voler bene a Carlo senza un po' odiare Viola: è un passaggio d'obbligo.
Ma poi arriva la redenzione, se così vogliamo chiamarla. Alla fine accade qualcosa che, in qualche modo che forse sembra - a mio modesto parere - un po' troppo costruito, teatrale e surreale, vuole farci riflettere. E sì, è vero, ci rifletti, e penso che quello su cui voglia farci riflettere sia la nostra capacità di perdonare: quanto siamo capaci di perdonare? Qual è il confine fra la nostra percezione del bene e la tolleranza del male? 


In Non volare via la Rattaro sa sempre stupire con i suoi momenti di riflessione che si alternano ai passaggi narrativi, con le sue parole che spesso toccano l'animo, e ci fa vedere il quadro di una famiglia che, come sempre, è felice solo apparentemente. Emozionante è il racconto che ruota intorno alla figura di Matteo, un bambino audioleso dalla nascita, ma perfetto nella sua "imperfezione", intelligente, sveglio, e molto fortunato d'aver avuto alle spalle una madre modello, una famiglia presente, una sorella protettiva e affettuosa. La sua vita è costruita come sotto una campana di vetro, una vita fatta di regole, di orari, di tentativi di mantenere sano e perfetto un equilibrio che per niente al mondo dovrebbe vacillare. 
Ma suo padre, Alberto, un giorno cade nella trappola dell'infedeltà. Anche qui la Rattaro è in grado di guidarci nei sentimenti e stavolta non ce lo fa odiare. Alla figura dell'amante Camilla, infatti, è legato un passato che trova le sue radici nel lontano ultimo anno di Liceo. Alberto era un ragazzino di 18 anni, troppo inesperto, immaturo e timido, e il giorno in cui era diventato un uomo, al suo fianco c'era Camilla. Camilla che era una ballerina, Camilla che gli aveva conquistato il cuore e Camilla che lo aveva abbandonato per inseguire il sogno della danza. 
Quando tornerà, dopo molti anni, Alberto capirà di non averla mai dimenticata e inizierà un gioco infedele e crudele, che porterà inevitabilmente dei cambiamenti importanti all'interno della sua famiglia. 


I personaggi della Rattaro sono tutti straordinariamente umani, fragili e autentici, e mi sembra che le sue storie vogliano evidenziare, in particolare, proprio la natura imperfetta dell'essere umano.





Simona



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