Amore nel sangue si classifica con facilità fra i libri più belli che abbia letto nell'ultimo periodo. E' una storia che mi ha appassionato, che ho letto con vivo interesse, e questo interesse MAI, neppure per un secondo, si è assopito. Per me questa è una delle più importanti capacità che un vero scrittore dovrebbe possedere; una scrittura così ben strutturata, che procede liscia e fluida fino alla fine, è una scrittura assolutamente riuscita: consapevole, seria, decisa e che risulta anche essere in perfetta armonia con l'intera storia, perché quel ritmo spesso incalzante, il linguaggio a volte grave e la suspense di cui è intrisa la narrazione riflettono realisticamente il mondo della mafia.
La storia di Amore nel sangue, dunque, è una storia di mafia ambientata nella Palermo di fine anni 80.
Protagonisti della storia sono i membri della famiglia Romano, una famiglia potente, temuta e rispettata, che ha a capo il boss Don Mimmo. Al suo fianco il figlio Ciccio, l'amato nipote Angelo e una serie di altri fidatissimi. Si può dire che la "serenità" di questa famiglia verrà a un certo punto sconvolta dalla comparsa di una ragazza, Marilù, che legata sentimentalmente al figlio Ciccio porterà un'ondata di cambiamenti e stravolgimenti nella famiglia.
La capacità di tenere viva l'attenzione del lettore in questo libro si accompagna piacevolmente alla capacità di sorprendere. Più che di suspense, infatti, a pensarci bene è di sorpresa che parlerei. Le situazioni sanno capovolgersi in un modo che difficilmente puoi immaginare. I tasselli vanno al posto uno per uno, e piano piano si ricollegano eventi, situazioni, parole, spesso lasciando spazio allo stupore.
La vita di una famiglia di mafiosi viene descritta in maniera meticolosa, realistica. Valori di vitale importanza sono il rispetto, l'onore, la famiglia e su questi si fa incessantemente leva. Poi l'amore, la protezione, il desiderio di supremazia e di potere, lo stravolgimento interiore, la passione e la gelosia. Una storia messa su con convinzione, maestria, determinazione. Non ci sono momenti di esitazione, né punti morti, mai.
La storia è narrata con un presente incalzante, che fruga nelle situazioni ma anche e soprattutto nelle menti, nei cuori, nell'intimità dei personaggi. Personaggi descritti sin troppo bene, di cui possiamo sentire le voci, vedere i volti, percepire i sentimenti.
La prima cosa che ho pensato di questo romanzo, già dopo i primi capitoli, è che sarebbe adatto anche come sceneggiatura di un film. Le scene sono descritte talmente bene, così minuziose di dettagli, che ti sembra di essere di fronte allo schermo di un televisore. Puoi vedere chiaramente personaggi, colori, paesaggi, luoghi, scene, percepire rumori e timbri di voce, sentire odori. Scrittura e immaginazione camminano a braccetto, risultato di ottime scelte stilistiche e narrative.
A rendere ancora più reale il tutto, poi, come accennavo prima il linguaggio e l'uso di certe espressioni. I dialoghi fra i personaggi sono spesso e volentieri intrisi di elementi del dialetto siciliano. A volte, sebbene in pochissimi passaggi, facevo fatica a capire che cosa si stesse dicendo, in prossimità di termini a me sconosciuti, e dovevo rallentare la lettura per interpretare meglio il messaggio, ma si è trattato di pochi rapidi istanti. Non si può dire che l'uso del dialetto nei dialoghi (non in tutti, ovviamente, ma c'è spesso la comparsa di parole o espressioni tipiche) non sia stato una scelta adeguata: senza questa scelta la storia avrebbe perso in realismo, e non si può immaginare di vedere un film su Cosa Nostra senza sentire gli attori esprimersi in siciliano. La stessa cosa credo valga per un libro. La scelta è stata voluta, meditata... e azzeccata. Dopo un attentato alla famiglia, per esempio, sarebbe improbabile e molto meno realistico e d'impatto sentire il boss indagare chiedendo ai fidatissimi: "Chi è stato?". Le autrici preferiscono di gran lunga usare l'espressione "Cu fu?" e conferire in questo modo un pizzico di doveroso realismo. Pur non essendo siciliana, in prossimità dei dialoghi lo diventavo inevitabilmente: veniva davvero spontaneo leggere le battute dei personaggi con il loro incomparabile accento! :)
Per quanto mi riguarda, le due autrici hanno superato la prova con ottimi risultati. Amore nel sangue è una storia che entra dentro, che resta impressa, che racconta la mafia ma anche l'amore, che racconta il sangue ma anche la speranza e l'innocenza, che in alcuni passi si ispira alle vicende legate a Giovanni Falcone e che sa indagare la dimensione intima dei personaggi con una meticolosità e una profondità degne di nota.
Bravissime Fabiana e Vanessa!
La storia di Amore nel sangue, dunque, è una storia di mafia ambientata nella Palermo di fine anni 80.
Protagonisti della storia sono i membri della famiglia Romano, una famiglia potente, temuta e rispettata, che ha a capo il boss Don Mimmo. Al suo fianco il figlio Ciccio, l'amato nipote Angelo e una serie di altri fidatissimi. Si può dire che la "serenità" di questa famiglia verrà a un certo punto sconvolta dalla comparsa di una ragazza, Marilù, che legata sentimentalmente al figlio Ciccio porterà un'ondata di cambiamenti e stravolgimenti nella famiglia.
La capacità di tenere viva l'attenzione del lettore in questo libro si accompagna piacevolmente alla capacità di sorprendere. Più che di suspense, infatti, a pensarci bene è di sorpresa che parlerei. Le situazioni sanno capovolgersi in un modo che difficilmente puoi immaginare. I tasselli vanno al posto uno per uno, e piano piano si ricollegano eventi, situazioni, parole, spesso lasciando spazio allo stupore.
La vita di una famiglia di mafiosi viene descritta in maniera meticolosa, realistica. Valori di vitale importanza sono il rispetto, l'onore, la famiglia e su questi si fa incessantemente leva. Poi l'amore, la protezione, il desiderio di supremazia e di potere, lo stravolgimento interiore, la passione e la gelosia. Una storia messa su con convinzione, maestria, determinazione. Non ci sono momenti di esitazione, né punti morti, mai.
La storia è narrata con un presente incalzante, che fruga nelle situazioni ma anche e soprattutto nelle menti, nei cuori, nell'intimità dei personaggi. Personaggi descritti sin troppo bene, di cui possiamo sentire le voci, vedere i volti, percepire i sentimenti.
La prima cosa che ho pensato di questo romanzo, già dopo i primi capitoli, è che sarebbe adatto anche come sceneggiatura di un film. Le scene sono descritte talmente bene, così minuziose di dettagli, che ti sembra di essere di fronte allo schermo di un televisore. Puoi vedere chiaramente personaggi, colori, paesaggi, luoghi, scene, percepire rumori e timbri di voce, sentire odori. Scrittura e immaginazione camminano a braccetto, risultato di ottime scelte stilistiche e narrative.
A rendere ancora più reale il tutto, poi, come accennavo prima il linguaggio e l'uso di certe espressioni. I dialoghi fra i personaggi sono spesso e volentieri intrisi di elementi del dialetto siciliano. A volte, sebbene in pochissimi passaggi, facevo fatica a capire che cosa si stesse dicendo, in prossimità di termini a me sconosciuti, e dovevo rallentare la lettura per interpretare meglio il messaggio, ma si è trattato di pochi rapidi istanti. Non si può dire che l'uso del dialetto nei dialoghi (non in tutti, ovviamente, ma c'è spesso la comparsa di parole o espressioni tipiche) non sia stato una scelta adeguata: senza questa scelta la storia avrebbe perso in realismo, e non si può immaginare di vedere un film su Cosa Nostra senza sentire gli attori esprimersi in siciliano. La stessa cosa credo valga per un libro. La scelta è stata voluta, meditata... e azzeccata. Dopo un attentato alla famiglia, per esempio, sarebbe improbabile e molto meno realistico e d'impatto sentire il boss indagare chiedendo ai fidatissimi: "Chi è stato?". Le autrici preferiscono di gran lunga usare l'espressione "Cu fu?" e conferire in questo modo un pizzico di doveroso realismo. Pur non essendo siciliana, in prossimità dei dialoghi lo diventavo inevitabilmente: veniva davvero spontaneo leggere le battute dei personaggi con il loro incomparabile accento! :)
Per quanto mi riguarda, le due autrici hanno superato la prova con ottimi risultati. Amore nel sangue è una storia che entra dentro, che resta impressa, che racconta la mafia ma anche l'amore, che racconta il sangue ma anche la speranza e l'innocenza, che in alcuni passi si ispira alle vicende legate a Giovanni Falcone e che sa indagare la dimensione intima dei personaggi con una meticolosità e una profondità degne di nota.
Bravissime Fabiana e Vanessa!
Simona
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