Scritta scorrevole

"Go as far as you can see, when you get there, you'll be able to see further" (T. Carlyle)

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Insegnante di inglese appassionata di scrittura e di fotografia e profondamente innamorata degli animali. Questo blog è un ampio rifugio in cui condivide passioni, letture, riflessioni, novità sui suoi libri e molto altro. INSTAGRAM: @simona_giorgino (profilo autrice), @photosfromthewind (profilo fotografico).

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domenica 14 settembre 2014

Segnalazione: Salvia & Rosmarino, di MaryJo Camusi

Buongiorno amici e buona domenica a tutti!

Scusate per le assenze prolungate dal blog, ma capita sempre meno frequentemente, ormai, di riuscire a trovare un buco nel tempo e fra gli impegni. 
Spesso mi viene voglia di tornare a scrivere, di sfornare un nuovo romanzo, ma... arriverà il momento giusto!

In questa domenica mattina, però, trovo il tempo per portare nel blog una ventata d'allegria con un romanzo che ho da segnalarvi: Salvia & Rosmarino, di MaryJo Camusi.
Mi ispira allegria in tutto e per tutto: dalla copertina alla trama al titolo. Mi fa ricordare dei tempi in cui leggevo ininterrottamente commedie romantiche, passione che sfociò nella stesura e successiva pubblicazione di "Jeans e cioccolato". 
Be', ma scopriamo che cosa ci vuole raccontare MaryJo in questo romanzo. Vi lascio con la sinossi e poi, mi raccomando, fatemi sapere che cosa ne pensate!









SINOSSI
Adriana è una giovane scrittrice di romanzi. La sua vita trascorre tranquilla in un piccolo paese toscano, ma viene stravolta quando, per scrivere il suo nuovo romanzo, decide di ispirarsi alla rocambolesca vita del suo bisnonno. Andando alla ricerca di informazioni sul passato della sua famiglia si troverà ad affrontare viaggi emozionanti, che la porteranno a prendere decisioni importanti e a fidarsi delle persone - nonostante le sue reticenze - per continuare la sua incredibile storia. Ma durante i viaggi tra l'Europa e l'America, l'amore sarà sempre in agguato: l'imprevedibile Adriana sarà pronta a riconoscerlo?






Buona lettura!




Simona




domenica 6 aprile 2014

"S.O.S. fidanzato nei guai", di Roxana Anton: le mie impressioni.


Oggi vorrei parlare di questo romanzo divertentissimo disponibile in versione e-Book!
Dalla copertina e dal titolo si evince facilmente il genere di appartenenza. È dunque un libro adatto alle amanti del genere chick-lit e delle commedie romantiche, un po' alla "Kinsella", per intenderci!

Voglio dire sin da subito una cosa, così, direttamente, senza troppi giri di parole, una cosa che ho anche comunicato immediatamente all'autrice: Roxana Anton non ha niente da invidiare alle scrittrici più famose di questo genere letterario! 
La sua è una scrittura piacevole, ricca, lineare, limpida, senza sbavature. Le parole accostate con maestria e padronanza rendono la scrittura estremamente musicale e scorrevole. Mi piace molto come scrive Roxana, leggerei volentieri qualche altro suo scritto. 
In "S.O.S. fidanzato nei guai", la protagonista è Roxi, un'insegnante di inglese che sospetta il tradimento del suo bel fidanzato inglese, John. Questo sospetto muoverà tutte le vicende del romanzo, a partire da una divertente vendetta che Roxi, con l'aiuto di un gruppetto dinamico, decide di tramare alle spalle del suo traditore. Ma non sono qui per svelarvi una trama che va assaporata e scoperta piano piano, finale a sorpresa incluso! Mi preme soltanto di consigliarvi questa lettura esilarante, piena di sorprese, di scene divertenti, di spunti di riflessione, di personaggi interessanti e ambigui. 
Sono sicurissima che le lettrici del genere letterario sarebbero piacevolmente colpite dalla bravura di Roxana Anton!
Tra l'altro - ma questa è una mia personalissima impressione - Roxana, per quel poco che la conosco, mi comunica una grande dolcezza, umiltà, modestia. Una scrittrice e una ragazza da approfondire. 
Spero di leggere presto qualche altro suo romanzo!











Simona





sabato 22 marzo 2014

"A proposito di Dafne", un romanzo di Monia Colianni: intervista all'autrice.


Cari lettori,

l'autrice che vi propongo oggi ha pubblicato il suo romanzo d'esordio
con 0111 Edizioni ed è una ragazza davvero in gamba!
Vi invito a leggere l'intervista per intero perché penso che meriti davvero, 
così come vi invito a visitare il suo interessante blog. 
Il suo libro si intitola "A proposito di Dafne"
e racconta una storia di grande attualità.
Ma non vi svelo niente... perché sarà la stessa Monia Colianni
a parlarcene attraverso un'intervista!

Buona lettura.

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Monia Colianni


Benvenuta, Monia! Ho girovagato un po’ per il tuo blog e ti ho trovata molto divertente, oltre che interessante. Ci racconti qualcosa di te?

Ciao Simona, grazie mille per l’ospitalità! Che dire di me… 33 anni, anni di studio, un lavoro come un altro con cui sbarcare il lunario, e tutto il resto del mio tempo e della mia vita dedicati a ciò che mi fa star bene, come leggere romanzi, ascoltare musica, strimpellare la mia chitarra, e mettere su carta le storie e i pensieri che mi frullano in testa. Negli ultimi anni, dopo aver superato la paura dell’aereo, ho iniziato a viaggiare, cercando di andare il più lontano possibile. Dopo America e India, spero di mettere presto una bandierina su Cina o Sud America. Viaggiare ti apre gli occhi e la mente. E’ un modo per conoscere meglio te stesso. E quando inizi a farlo con questo scopo, tornare all’ottica della classica vacanza relax è praticamente impossibile. 

Nel 2011 hai seguito un corso di scrittura: che cosa ti ha insegnato fondamentalmente? Trovi che abbia in qualche modo migliorato o approfondito il tuo approccio con la scrittura?

Il concetto fondamentale portato a casa da quel corso è stato quello di umiltà. L’umiltà dello scrittore intesa come la capacità di saper cancellare, buttare e riscrivere. Spesso chi scrive non butta mai niente, e anche ciò che non convince viene difeso come fosse sacro. E quindi le critiche diventano un veleno dal quale fuggire. L’umiltà sta in questo: se qualcosa non funziona, bisogna buttare e ripartire da capo. Qualcuno di noi nasce con idee e fantasia e con capacità di saperle trasporre su carta. Ma ciò non fa di ogni nostra frase un capolavoro. Un’altra cosa su cui puntavano molto i miei tutor era il concetto di semplicità: non sono i vizi e i paroloni ricercati che fanno uno scrittore. Insomma, scrivere cose coinvolgenti in modo semplice.  

Il tuo romanzo, pubblicato con 0111 Edizioni, s’intitola “A proposito di Dafne”: qual è il genere di appartenenza? Che cosa ha ispirato la tua storia?




“A proposito di Dafne” è un romanzo sentimentale/psicologico. Una storia tanto difficile quanto comune, purtroppo. Si parla di violenza domestica, di un uomo che si trasforma da cavaliere ad aguzzino, di una giovane donna che per amore si trasforma in vittima. Ho cercato di lanciare un chiaro messaggio: molto spesso, nelle relazioni malate, sono tutte le azioni che facciamo guidati da buoni sentimenti, che alimentano e peggiorano il problema. E nel mio romanzo, questo vale indistintamente sia per la vittima che per il carnefice. Anche se, chi ha già letto lo sa, in questo romanzo la voce narrante non prende parti. Non è la classica storia in cui il cattivo è in croce e la vittima del tutto giustificata. Nonostante sia lui ad avere disturbi, il problema di coppia è alimentato da entrambi. Molto spazio è dedicato anche al mondo dell’arte, dato che i protagonisti sono due pittori che lavorano in ambiente pubblicitario.

Per scrivere solitamente hai bisogno di organizzare il lavoro, magari attraverso schemi, o lasci che sia la tua fantasia a improvvisare?

No, non riesco a programmare a priori. Programmo già molto nella vita, e la scrittura è per me evasione, fuga da ogni schema. Sia per il lungo che per i racconti brevi, di solito l’idea parte dal protagonista. La trama e le dinamiche vengono man a mano. Pensa che quando ho iniziato a definire e scrivere di Dafne, l’idea di partenza era comica. Poi l’ho caratterizzata meglio, le ho creato l’uomo dei sogni, e un soggetto comico è diventato strada facendo un romanzo drammatico.

Qual è, se c’è, il tuo più bel ricordo legato alla pubblicazione del tuo romanzo d’esordio?

Molti sono i momenti che mi hanno stupito ed emozionato. La classica sensazione che stesse accadendo qualcosa più grande di me o di troppo bello per essere vero. Ma su tutti, il ricordo più bello è legato alla presentazione ufficiale in Feltrinelli: i miei libri e la locandina in vetrina, tutte le persone che amo, estranei di passaggio, il direttore della libreria e la mia editrice seduti in sala a seguire la mia presentazione. Insomma, cose belle! Specie se consideriamo l’enorme difficoltà di avere soddisfazioni in campo artistico.

0111 Edizioni: com’è il tuo rapporto con questa casa editrice? 

E’ stata la prima e unica casa a cui avevo mandato il mio romanzo. Non stavo cercando la pubblicazione, e non avevo la lista di case da contattare. Parlando con una persona del mio romanzo, mi sono ritrovata con l’indirizzo del sito di 0111. La cosa è partita del tipo “o la va o la spacca”. A questa casa editrice devo il mio esordio, la possibilità concreta di essere scelta fra centinaia di opere che oggigiorno arrivano alle case editrici free. E soprattutto, sono stati i primi a credere nel mio scritto, avendoci visto un potenziale che forse io per prima ignoravo. A prescindere dalle mie scelte future, non dimenticherò mai il punto di partenza. 

Il tuo blog esibisce un bel NO EAP: che cosa consigli agli scrittori che non hanno mai pubblicato e che hanno il desiderio di farlo?

Non amo e non sostengo l’editoria a pagamento (EAP). Uccide gli scrittori davvero capaci e uccide i piccoli editori free, quelli che davvero investono di tasca propria sulle opere più promettenti. Se per essere pubblicati basta pagare l’editore, a quel punto l’arte e le capacità dove le mettiamo? La vera selezione dove la mettiamo? So che è una realtà triste e cinica, ma non siamo tutti scrittori con potenziale. Ok, visti i numeri, qui in Italia siamo tutti scrittori. Ma con potenziale è un’altra faccenda. Consiglio che posso dare: non cadete nel tranello (seppur legale, purtroppo) del tipo “opera stupefacente, interessantissima! Ti chiediamo solo di aiutarci a realizzarla con un contributo o acquisto obbligato di copie.” Come scrivo nel mio blog: quale figura pensate di farci quando proponete un libro uscito con un editore che avete pagato voi stessi? A quel punto, se non trovate nessun editore free disposto a pubblicarvi, è più efficace andare in tipografia e stamparvelo da voi, oppure pensare al self-publishing. Oppure, provare a rileggervi a distanza di tempo, e farvi qualche domanda. 

Oltre al tuo blog, hai altri siti da segnalarci per poterti seguire?

Vi lascio il link della mia pagina Facebook (www.facebook.com/monia.colianni) dove segnalo eventi, interviste, promozioni e tutto ciò che riguarda il mio libro. Vi aspetto sia in Facebook che nel mio blog “stronzo senza un perché” (visitare per credere!)

Grazie per essere stata con noi, in bocca al lupo per tutto!

Crepi, e grazie a te! Un saluto ai tuoi lettori!








Alla prossima,

Simona







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Se anche tu vuoi rispondere a un'intervista,
scrivimi: alamuna@gmail.com.

venerdì 21 marzo 2014

SEGNALAZIONE: "L'angelo oscuro", di Jacopo Delia.

Cari lettori,

gli amanti del genere Urban Fantasy potranno trovare interessante questa segnalazione: 
un romanzo pubblicato a novembre scorso da 0111 Edizioni, "L'angelo oscuro", 
scritto dal giovanissimo Jacopo Delia, classe '92, al suo romanzo d'esordio. 
Un libro di 235 pagine al costo di 15,70 in versione cartacea. 
Disponibile anche in versione digitale al costo di 8,90







SINOSSI
Alessio, silenzioso e introverso, durante una festa conosce Anastasia, cantante dalla voce delicata e potente, di cui si innamora. La ragazza, ugualmente coinvolta, è tuttavia incapace di abbracciare l’ipotesi di una lunga e solida relazione. Quando la madre di Anastasia, da tempo malata di cancro, viene uccisa dalla malattia, le cose tra i giovani cambiano e la ragazza trova finalmente in Alessio l’unica ragione per vivere. Il rapporto tra i due ricomincia e prosegue indisturbato, ma una sera, mentre passeggia per le strade del centro, Alessio scopre che sua sorella Chiara è stata brutalmente violentata. Dopo giorni di agonia, Chiara, distrutta dall’orrore e dalla vergogna, decide di uccidersi, provocando nel fratello una profonda crisi esistenziali. L’incontro con una donna misteriosa, Maddalena, porta Alessio a dover prendere una decisione che cambierà per sempre il suo modo di rapportarsi con la realtà.
È meglio essere un solitario, semplice essere umano, o un solitario demone vendicativo?




Vi lascio alcuni link per l'acquisto:






Buona lettura a tutti!





Simona







venerdì 7 marzo 2014

SEGNALAZIONE: in memoria dell'Olocausto, "La mia amica ebrea" ( Rebecca Domino) e "Quando dal cielo cadevano le stelle" (Sofia Domino).


Cari lettori,
oggi ho da segnalarvi i romanzi d'esordio di due sorelle.
Ho deciso di segnalarli insieme 
e non separatamente
perché, oltre a essere stati pubblicati da due sorelle appunto,
affrontano lo stesso tema - l'Olocausto - 
e sono stati pubblicati entrambi
in occasione della Giornata della Memoria.
I libri sono disponibili solo in versione digitale
e sotto a ogni titolo troverete la sinossi, 
una breve descrizione dell'autrice e le info utili per l'acquisto.

Buona lettura a tutti!

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LA MIA AMICA EBREA, 
di Rebecca Domino




SINOSSI
Amburgo, 1943. La vita di Josepha, quindici anni, trascorre fra le uscite con le amiche, le lezioni e i sogni, nonostante la Seconda Guerra Mondiale. Le cose cambiano quando suo padre decide di nascondere in soffitta una famiglia di ebrei. Fra loro c'è Rina, quindici anni, grandi e profondi occhi scuri.
Nella Germania nazista, giorno dopo giorno sboccia una delicata amicizia fra una ragazzina ariana, che è cresciuta con la propaganda di Hitler, e una ragazzina ebrea, che si sta nascondendo a quello che sembra essere il destino di tutta la sua gente.
Ma quando Josepha dovrà rinunciare improvvisamente alla sua casa e dovrà lottare per continuare a sperare e per cercare di proteggere Rina, l'unione fra le due ragazzine, in un Amburgo martoriata dalle bombe e dalla paura, continuerà a riempire i loro cuori di speranza.
Un romanzo che accende i riflettori su uno dei lati meno conosciuti dell'Olocausto, la voce degli "eroi silenziosi", uomini, donne e giovani che hanno aiutato gli ebrei in uno dei periodi più bui della Storia.

pagine: 300
prezzo: 1.99 (ebook)
data di pubblicazione: 27 gennaio 2014 (Giornata della Memoria).
canale di distribuzione: Lulu

BREVE BIOGRAFIA DELL'AUTRICE
Sono nata nel 1984, e da sempre sono appassionata di scrittura. Dopo aver messo da parte questa mia grande passione per molti anni, sono tornata a scrivere e adesso è ciò che mi piace di più fare. Sono anche un'appassionata viaggiatrice e lettrice. "La mia amica ebrea" è il mio primo romanzo.
 

QUANDO DAL CIELO CADEVANO LE STELLE, 
di Sofia Domino




SINOSSI
Lia ha tredici anni. È una ragazzina italiana piena di sogni e di allegria, con l’unica colpa di essere ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale. Dallo scoppio delle leggi razziali la sua vita cambia, e con la sua famiglia è costretta a rifugiarsi in numerosi nascondigli, a sparire dal mondo. Da quel mondo di cui vuole fare disperatamente parte. Passano gli anni, conditi da giornate piene di vicende, di primi amori, di paure e di speranze, come quella più grande, la speranza che presto la guerra finirà. Ma nessuno ha preparato Lia alla rabbia dei nazisti. Il 16 ottobre 1943, la comunità ebraica del ghetto di Roma viene rastrellata dalla Gestapo e i nazisti le ricorderanno che una ragazzina ebrea non ha il diritto di sognare, di sperare, di amare. Di vivere. Lia sarà deportata ad Auschwitz con la sua famiglia, e da quel giorno avrà inizio il suo incubo. Terrore, lavoro, malattie, camere a gas, morti. E determinazione. Quella che Lia non vuole abbandonare. Quella determinazione che vorrà usare per gridare al mondo di non dimenticare. Quella determinazione che brillerà nei suoi occhi quando il freddo sarà troppo pungente, quando la fame sarà lancinante, quando la morte sarà troppo vicina e quando sarà deportata in altri campi di concentramento.
Quella determinazione che le farà amare la vita, e che le ricorderà che anche le ragazzine ebree hanno il diritto di sognare. Perché non esistano mai più le casacche a righe, perché nessuno sia più costretto a vivere in base a un numero tatuato su un braccio o in base a una stella cucita sulla veste.
Perché dal cielo non cadano più le stelle.

pagine: 496
prezzo: 1.99 (ebook)
data di pubblicazione: 27 gennaio 2014 (Giornata della Memoria).
canale di distribuzione: Lulu

BREVE BIOGRAFIA DELL'AUTRICE
Sono nata nel 1987 e sin da quando ero piccola mi piaceva scrivere temi e racconti. Adesso la scrittura è la mia passione principale. Oltre a scrivere adoro leggere e sognare. Inoltre, viaggio non appena posso. "Quando dal cielo cadevano le stelle" è il mio primo romanzo.







Alla prossima,
Simona



martedì 6 agosto 2013

Segnalazione: "La notte delle fate", di Matteo Zanini

Ciao a tutti!
Oggi ho una segnalazione da fare 
(in realtà ce l'avevo "in archivio" da un po', ma solo oggi trovo il tempo per pubblicarla). 
Sto parlando del libro di un giovane autore appassionato di letteratura e di scrittura,
"La notte delle fate". 



Titolo: La notte delle fate 
Autore: Matteo Zanini 
Anno di pubblicazione: 2011 
Casa editrice: Edizioni Miele 
Prezzo di copertina: 10,50 € 


Una notte, dieci Fate, ciascuna con un'ora di tempo a disposizione per incantare - aiutate dalla musica e dalle danze - gli ascoltatori ed i lettori. Dieci storie di susseguono senza sosta, in un tripudio vorticoso di voci, colori e magia. Avvicinatevi: la Notte della Fate sta per cominciare... 


L'AUTORE

Matteo Zanini nasce a Bergamo il 17 Marzo 1990. Crescendo scopre ed approfondisce la sua passione per la letteratura del settecento/ottocento inglese e per la letteratura Fantasy - amando da subito autori come Jane Austen e J. R. R. Tolkien , per il mondo e le tradizioni celtiche e per la musica e le sonorità irlandesi - ricercandole in ampi generi musicali. Nell’Anno Accademico 2011/2012 ha conseguito la Laurea in Lettere presso l'Università degli Studi di Bergamo, con una Tesi dal titolo "Becoming Jane: le opere minori e incompiute di Jane Austen come riflesso del suo mondo narrativo". Attualmente frequenta il Corso di Laurea Specialistica in Comunicazione, Informazione, Editoria e prosegue i propri progetti di scrittura, partecipando a vari Concorsi Letterari Nazionali. Di recente pubblicazione, un nuovo racconto inedito (dal titolo Cappuccetto rosso) all'interno dell'antologia dal titolo "La casa rossa" curata da Sensoinverso Edizioni. Di prossima pubblicazione, il suo primo romanzo dal titoloIrraggiungibile, che sarà pubblicato da Silele Edizioni. 



Link utili





Buona lettura a tutti!



Simona




giovedì 11 aprile 2013

"L'amore è dolce", il romanzo d'esordio di Valeria Conti: intervista.


Ciao a tutti!
Oggi vorrei presentarvi Valeria Conti che in questa breve intervista
ci racconta del suo primo libro, un romanzo rosa dai "toni gialli"
intitolato "L'amore è dolce".
Ecco che cosa ci siamo dette!




Valeria Conti

Ciao Valeria, benvenuta nel mio blog. Hai appena pubblicato un romanzo dal titolo “L’amore è dolce”. Si tratta del tuo primo romanzo? 

Ciao a te, Simona. Sì, “L’amore è dolce”, edito da Edizioni Fantasia, è il mio primo romanzo e, appunto per questa ragione, ci sono molto affezionata! 

Il tuo libro ha una copertina rosa, un titolo dolcissimo e i tratti tipici dei romanzi rosa, ma mi ha colpito il fatto che tu abbia deciso di mescolare una storia sentimentale con il giallo. Ci racconti come mai questa scelta? 

Ottima osservazione! Diciamo che adoro le storie sentimentali, ma non mi va di cadere nel banale… per cui ho deciso di mettere un po’ di pepe fra le pagine e spero di esserci riuscita. 

E’ stato difficile trovare un editore disposto a pubblicarti? Hai avuto contatti con altri editori? 

Il mondo degli esordienti è, purtroppo, difficile e pieno di editori che non sono disposti a pubblicarti appunto perché “esordiente”… ma da qualche parte si deve pur cominciare, no? Ho avuto la fortuna di trovare una casa editrice NO EAP che ha deciso di puntare su di me e sul mio romanzo e ho accettato subito. 

Che percezione hai avuto della situazione editoriale italiana? E qual è in generale la tua opinione riguardo alla pubblicazione di romanzi con i piccoli editori? 

La situazione editoriale in Italia è piuttosto statica, a mio avviso. I grandi editori pubblicano solo nomi noti e spesso non sono aperti neppure a valutare i nuovi manoscritti. Per questo ammiro molto i la piccola editoria che, nonostante le poche disponibilità finanziare, è comunque dotata di iniziativa e amore per i libri e per i loro autori.

Chi è lo scrittore secondo te? Chi può considerarsi o definirsi tale? 

Potrei dire che scrittore è colui che scrive, per definizione. Ma no, non basta. Scrittore è colui che riesce ad emozionare chi legge, chi trasmette qualcosa di più che delle semplici parole su carta, chi ti fa innamorare di un libro, di una storia, dei suoi personaggi. 

Quanto tempo dedichi alla scrittura e di quanto tempo hai avuto bisogno per scrivere il tuo romanzo? 

Dedico alla scrittura il tempo che mi resta dopo essermi presa cura della mia famiglia. Ho un bimbo piccolo che assorbe molto tempo e devo ammettere che scrivo quando lui è all’asilo o dorme. Per il mio primo romanzo ho impiegato circa sei mesi. 

Pensi che un giorno potresti tuffarti nella stesura di un romanzo di genere completamente diverso dal tuo attuale? 
Io adoro il genere rosa, ma chi lo sa…. 

Quali sono secondo te gli aspetti che il lettore potrebbe apprezzare di più nel tuo romanzo? 

Sicuramente i toni divertenti e ironici, le situazioni esilaranti che emergono in alcune pagine ma soprattutto la travolgente simpatia di Sarah, la protagonista, che nonostante i suoi chili in più e la sua insana voglia di dolcetti alla fine trova un principe azzurro che è interessato a lei, non alla sua taglia. 

Che cosa rappresenta la scrittura nella tua vita? 

Scrivo fin da quando ero piccola: poesie, piccoli racconti e adesso romanzi. La scrittura è una parte importante di me, la migliore credo.

Hai intenzione di pubblicare ancora? Hai già in progetto o in stesura nuovi lavori? 

Per l’estate è prevista l’uscita del mio secondo romanzo “Una crociera sui tacchi”, edito questa volta da Booksalad, una piccola casa editrice che si fa notare nel settore. Ho inoltre già finito il mio terzo lavoro “Ti presento il mio ex” in attesa di essere valutato dagli addetti ai lavori e attualmente mi sto dedicando alla stesura del mio quarto romanzo, sempre di genere rosa ma velato da un pizzico di mistero, che non guasta mai. 

Grazie per essere stata con noi! Alla prossima! 

Grazie a te! A presto.





Visitate la pagina Facebook del romanzo.




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Per rispondere a un'intervista, scrivimi: alamuna@gmail.com



sabato 6 aprile 2013

Elisabetta Michelin e i suoi romanzi "chick lit": intervista.


Ciao a tutti! 
Dopo un bel po' di tempo, oggi ritorno sul blog con un'intervista! 
Non mi sono ancora liberata degli impegni universitari - in realtà ne avrò almeno fino all'estate - motivo per cui sono latitante e trovo poco tempo per aggiornare il blog e per proporvi letture e autori emergenti. 
Tuttavia oggi sono qui - di passaggio - per presentarvi un'autrice
 che definire interessante credo sia davvero riduttivo. 
Lo capirete voi stessi leggendo questa intervista: sono certa che vi conquisterà! 
Le risposte di Elisabetta Michelin, scrittrice emergente di chick-lit e amministratrice di un blog di successo, sono un vero spasso (e ho letto i suoi libri: consigliatissimi. Non appena sarà possibile scriverò una recensione).
Non perdetevi assolutamente la sua intervista!





Ciao Elisabetta, sono contentissima di ospitarti sul mio blog! Complimentandomi innanzitutto con te per la pubblicazione dei tuoi primi due romanzi, ti invito a parlarci un po’ della tua esperienza di pubblicazione, di come hai conosciuto l’editore REI e che cosa hai provato nel momento in cui ti ha comunicato l’esito positivo della valutazione. 


Ciao Simona. Per me è bellissimo essere ospitata nel blog di una scrittrice emergente di talento. Ho letto entrambi i tuoi romanzi e li ho trovati proprio nelle mie corde: scorrevoli, divertenti ma allo stesso tempo non così frivoli come vogliono sembrare, stuzzicanti, non scontati. Mi hanno lasciato in bocca una piacevole sensazione ed è esattamente quello che cerco nei libri che leggo: complimenti a te! 
Ecco perché sono contenta di averti conosciuta e che tu mi abbia chiesto questa intervista. 
La mia esperienza di pubblicazione nasce per caso. Per caso ho scritto il mio primo romanzo (tutta colpa di qualche mojito di troppo e della mia boccaccia che, soprattutto in quelle situazioni, non sta zitta) e poi… mi sono presa l’influenza. Ero a casa da sola, avevo la febbre alta, tanti farmaci in circolazione ed un manoscritto che non aveva ancora letto nessuno. Così ho fatto quello che fanno tutte le persone normali quando la febbre non le rende del tutto lucide: ho preso in mano il telefono e ho annunciato alla Mondadori che avevo scritto un romanzo. 
Loro non l’hanno presa con l’entusiasmo che immaginavo (chissà perché), così ho chiamato la Feltrinelli. Anche da parte loro un “no” secco. 
Solo che non sono mai stata una persona che si ferma di fronte al primo no, e se è per questo nemmeno di fronte al secondo, al terzo, al quarto o al millesimo. Mi sono armata di email, telefono e altri mezzi di circolazione e ho contattato tutte le case editrici sulla faccia della terra. Non so nemmeno quante porte mi siano state sbattute in faccia, tuttavia sono fiera di poter dire che “le bugie hanno le gambe lunghe e il tacco dieci” ha ricevuto ben cinque proposte di pubblicazione. 
Ho scelto quella delle Edizioni Rei perché mi ha colpito per la sua onestà. Si tratta di una piccola casa editrice che si assume assieme allo scrittore il rischio della pubblicazione. Purtroppo ci sono tante case editrici che invece mirano ad accaparrarsi solo l’eventuale meglio, lasciando oneri e rischi sulle spalle dello scrittore. 
Questo è il motivo per cui ho deciso di pubblicare assieme alle Edizioni Rei anche “voglio un matrimonio in Sergio Rossi”. 


Dunque, i tuoi due romanzi s’intitolano “Le bugie hanno la gambe lunghe e il tacco dieci” e “Voglio un matrimonio in Sergio Rossi”. Be’, direi che in entrambi i titoli c’è una chiara allusione alle scarpe con tacco: dietro a questa scelta si nasconde per caso una passione per le calzature? :P 

Ho un’amica che vanta una collezione da 192 paia di scarpe. Io invece ho solo le scarpe che mi servono. 
E qui aggiungiamo un “purtroppo” a caratteri cubitali. 
Io amo le scarpe in tutte le loro manifestazioni, ma soprattutto amo le scarpe griffate. Non ne ho mai posseduto un paio, ma quando le vedo nelle vetrine (di Milano, perché qui a Padova non le ho ancora viste) mi sciolgo letteralmente. 
Non resisto di fronte ad un paio di Manolo, sono sbalordita dalla creatività di Louboutin, Sergio Rossi produce le scarpe più eleganti che si possano immaginare, mentre Mark Jacobs è semplicemente l’inventore delle ballerine fatte e topino, che tutti hanno imitato e imiteranno nei secoli dei secoli, e questo la dice lunga su di lui. 
Vivo a due passi dalla Riviera del Brenta, distretto della calzatura, dove tutte queste scarpe vengono prodotte. Ho avuto la fortuna di lavorare per qualche anno mettendo il naso nei calzaturifici, di discutere con chi quelle scarpe le disegna e le produce materialmente. Se l’amore per le scarpe in una ragazza è praticamente genetico, ho avuto modo di rendermi conto che dietro ad un paio di scarpe, ad un disegno, c’è molto di più. Dietro ad un paio di scarpe, soprattutto femminili, ci sono passione, impegno, capacità di leggere una donna, ricerca, talvolta una tradizione che si tramanda di padre in figlio. Tutte queste componenti rendono magico ogni paio di scarpe e gli regalano una storia da raccontare. 


I tuoi due romanzi sono i due capitoli di una stessa storia, ossia la storia di Alice, una protagonista a dir poco particolare e un po’ pasticciona, del suo “fantastico fidanzato” Luca e anche di tutte le sue amiche e di altri personaggi che colorano la scena. Ci racconti un po’ di come hai creato questi personaggi? Da dove vengono i loro caratteri e le loro personalità? Alice è un personaggio completamente inventato o potremmo dire che nel crearla ti sei ispirata ad altri personaggi, o a persone realmente esistenti, o forse a te stessa? 

Quello che proprio non volevo fare scrivendo i miei romanzi era riferirmi a me stessa o a persone che conosco. Io sono pasticciona, dimentico continuamente le cose, mi caccio in certe situazioni nelle quali non so nemmeno se ridere o piangere, tuttavia non volevo parlare di me. 
Ho immaginato Alice pensando a come vorrei che fosse una mia ipotetica migliore amica. Questo ha fatto in modo che, volente o nolente, finissi col darle effettivamente il carattere della mia migliore amica, anche se lei in effetti non è così pasticciona. 
Non mi sono comunque ispirata a fatti realmente accaduti. Ci sono dei richiami alla mia esperienza personale (è verissimo, ad esempio, che sono stata lasciata per una corniciaia dalle cosce secolari), ma si tratta di aspetti del tutto marginali. 
Una volta terminato il primo manoscritto, quindi, credevo di essere in una botte di ferro e che nessuno mi avrebbe riconosciuta in Alice. Era del tutto impossibile. Eppure le mie amiche, che mi conoscono evidentemente meglio di quanto io conosca me stessa, per mesi mi hanno ripetuto “si vede proprio che l’hai scritto tu”. Non chiedermi in base a cosa. 
Per quanto riguarda gli altri personaggi, c’è forse qualche richiamo alla vita reale nel personaggio di Alex, l’amica doppiogiochista. FF, il mio Fantastico Fidanzato, aveva parecchie mosche che gli ronzavano intorno quando ci siamo conosciuti (era già Fantastico prima di diventare Fidanzato). Il fatto che io abbia avuto la meglio non è stato preso bene da tutte quante e c’è stata qualcuna che ha giocato molto sporco per farmela pagare. Come se un uomo non avesse il libero arbitrio. 
Tutti gli altri personaggi sono invece frutto nudo e crudo della mia fantasia. Sono passati direttamente dalla mia testa alla carta, senza nessuna mediazione, nel bene e nel male. 


Mentre nel primo capitolo la nostra Alice avrà a che fare, appunto, con un’amica doppiogiochista a causa della quale rischierà di perdere l’uomo della sua vita, nel secondo romanzo sarà invece introdotto un personaggio decisamente particolare e… un po’ fuori del comune. Come mai hai scelto di introdurre questa figura? 

Vuoi la verità? Se dovessi risalire al momento esatto in cui quel personaggio mi è venuto in mente non lo saprei proprio fare. 
Inizialmente doveva comparire solo nei sogni di Alice e restarci, come se le due fossero collegate psicologicamente in qualche modo, ma poi i personaggi hanno fatto quello che hanno voluto ed è andata a finire così. 
Questo perché, quando scrivo un libro, ho in testa un punto A ed un punto B di massima. La trama dovrebbe aiutare i personaggi a traghettare da uno all’altro. Ciò che accade ogni santa volta è che i personaggi si impongano e facciano come pare a loro. Il punto B va a farsi benedire e io non posso fare altro che lasciare fare a loro. Inizialmente si tratta di una insignificante deviazione dal disegno originale, poi c’è qualche scambio di battute fuori luogo e in men che non si dica tutto quello che avevo progettato va a rotoli. 
Lo so che la scrittrice sono io e che dovrei pertanto avere un certo grado di controllo in quello che succede nei miei romanzi, ma ti assicuro che non è semplice. Ho cercato di dare a ciascun personaggio una propria personalità e spero di esserci riuscita. Ciò significa che non posso mettere in bocca a qualcuno parole che non direbbe, fargli fare qualcosa che non gli si addice, così come non lo posso censurare nel momento in cui si esprime secondo la propria natura. Se ti preoccupa questo discorso o pensi che io soffra di personalità multipla, ti rassicuro: è tutto normale, certe volte lo penso anch’io. 
Stephen King sostiene che sia impossibile disegnare a priori una trama. Lui di solito inizia un romanzo chiedendosi “che cosa succederebbe se…” e i personaggi fanno il resto. Io penso che abbia perfettamente ragione e che anche a me (modestamente) succeda così. Ecco perché un personaggio che doveva restare praticamente marginale, relegato in un sogno, si è imposto con così tanta forza in tutto il romanzo. 


I tuoi romanzi rientrano in un genere letterario contemporaneo, la “chick lit”, di cui Sophie Kinsella è sicuramente una delle maggiori esponenti. Ecco, vorrei domandarti se hai letto qualcosa di questa autrice, quali dei suoi romanzi eventualmente ti sono piaciuti di più e se la lettura dei suoi libri è stata per te una fonte di ispirazione. Come mai, quindi, la scelta di scrivere dei romanzi chick lit? 

Ho scoperto la chick lit leggendo Sophie Kinsella e l’ho amata. Ho letto tutti i suoi libri. La saga di “I love shopping” l’ho letta anche due volte. Poi sono passata alle altre autrici di chick lit ed ora mi nutro praticamente solo di quello. Credo di aver terminato i libri scritti da autrici famose e ora sto leggendo anche le autrici emergenti. Alcune di loro non hanno niente da invidiare alla Kinsella, se non una grandissima botta di… Per esempio in questo momento sul mio comodino si trova “il manuale del perfetto marito” di Elisabetta Belotti, nota anche come “la bionda prof”: mi fa scompisciare. 
Mi piace la chick lit perché mi rispecchia. Io sono esattamente così: sfigata, pasticciona, in lotta con la bilancia e il multitasking, ho una relazione clandestina coi carboidrati e mi caccio in certe situazioni che la Kinsella nemmeno se le immagina. Però cerco di prendere il tutto con ironia, un po’ perché sennò sarei morta, un po’ perché è l’unico modo che conosco per prendere le cose. 
Io penso che la chick lit sia lo specchio della nostra generazione di trentenni o giù di lì, costantemente in bilico tra ciò che siamo (la nostra natura terrena che tende a ritenere i liquidi) e ciò che vorremmo essere (delle wonderwoman supergnocche). La chick lit, nella sua leggerezza, non è quindi mai superficiale. Chi pensa che si tratti di un genere frivolo ha proprio sbagliato tutto: parla di noi, di come ci sentiamo ogni giorno, di come ci troviamo ingabbiate tra ciò che una ragazza umana può fare e le aspettative che la società ha nei nostri confronti, tra lo sclero di gestire quaranta ore di lavoro settimanali, sottopagate rispetto ad un uomo, una vita sociale e familiare decenti, e la società che ci vorrebbe sempre sorridenti ed ammiccanti a sfornare capponi con le patate per cena. 
Non ho veramente scelto di scrivere chick lit: è successo. Questo è il mio modo di scrivere, anche in questo caso non avrei potuto fare altrimenti. Penso che la chick lit ed il suo mondo facciano parte di me e non ci posso fare niente. Io non solo scrivo chick lit, ma anche parlo e agisco “chick”. 


Avendo letto i tuoi libri, posso sicuramente dirti che sono entrambi squisitamente divertenti e molte delle tue battute davvero piacevoli. Ti domando: ma quanto è divertente scrivere dei romanzi di questo genere letterario? Ti può capitare di ridere nel momento in cui ti cimenti in determinate scene? 

Ti ringrazio ancora un volta per i complimenti: sono davvero felice che tu abbia letto entrambi i miei lavori. Al di là del ritorno economico, che per un autore emergente è del tutto inesistente, la sensazione che qualcuno abbia investito delle serate del proprio prezioso tempo libero per leggere ciò che ho scritto mi riempie ogni volta di un’emozione incredibile. E’ come se mi inserissero una nuova batteria: è fantastico. 
E’ fantastico anche scrivere chick lit. Io sono affezionatissima ai miei personaggi e ho scritto “voglio un matrimonio in Sergio Rossi” proprio perché non ero pronta a lasciare che Alice e Luca se la cavassero da soli: avevo ancora bisogno di loro. 
Durante entrambi i lavori mi è capitato di ridere (caspita se ho riso), ma anche di restare col fiato sospeso a leggere che cosa sarebbe accaduto. Come dicevo, i miei personaggi fanno un po’ quello che pare a loro. Mi piacerebbe rassicurarli, essere certa che tutto si sistemerà, ma non posso farlo. Non so come andrà a finire la storia. 
Ora sto lavorando ad un terzo romanzo, un storia completamente nuova. Si tratta sempre di chick lit, ma con degli inserti molto teneri e mi sta accadendo di emozionarmi fin quasi alle lacrime nello scriverli. Mi capita di essere nel mio letto, con il portatile appoggiato sulle gambe, e di dover staccare gli occhi dal monitor per riprendere il contatto con la realtà prima di mettermi a piangere come una scema. 
Se capita a tutti gli scrittori di calarsi così tanto in quello che scrivono, sono contenta di essere una scrittrice di chick lit e non una di thriller. E di sicuro non voglio nemmeno immaginare la noia di uno scrittore di romanzi storici: brr… 


Che cosa ti ha insegnato l’esperienza della pubblicazione? E che cosa pensi della pubblicazione con un piccolo editore? L’editore REI ti ha offerto quello di cui credi un autore emergente abbia bisogno? 

Sono fiera che un editore abbia deciso di darmi fiducia e di mettere il nome sui miei manoscritti. 
Sono però al secondo romanzo, sempre con la stessa casa editrice, e non ritengo quindi di saperla lunga in materia. La mia esperienza è stata positiva, soprattutto se la raffronto con quelle di altri amici scrittori emergenti, che sono stati raggirati o nella migliore delle ipotesi presi in giro, ma si tratta pur sempre di una singola esperienza. 
La prima cosa che sono tuttavia sicura di aver imparato da questa esperienza è a non lasciarmi abbattere di fronte ad un milione di “no” come riposta. Ci sono editori che non si prendono nemmeno la briga di leggere un manoscritto, ma non vuol dire che il manoscritto in questione non abbia alcun valore o sia un pessimo lavoro. Scommetto che ci sono tanti ottimi romanzi che non possiamo leggere solo perché i loro autori si sono arresi o peggio ancora si sono convinti che il loro lavoro non sia degno di essere letto. 
Il secondo insegnamento che penso di aver tratto dalla pubblicazione è che, a meno di non chiamarsi “Rowling”, scrivere non può diventare un lavoro nel senso letterale del termine, ovvero un mezzo per mantenere se stessi ed una famiglia in maniera dignitosa. 
Fino a non molto tempo fa avrei detto che non mi sarebbe piaciuto fare della scrittura il mio lavoro. Probabilmente in qualche intervista ho perfino sostenuto che fare della scrittura un lavoro significherebbe renderla meno autentica. Ora invece penso (visto che le persone normali cambiano opinione) che mi piacerebbe avere il tempo per fare quello che mi piace fare senza avere il problema di tirare a campare e scrivere nel tempo libero (dopo aver pulito, sistemato, fatto la lavatrice, stirato e convinto la mia famiglia che non sono una figlia/fidanzata/nuora degenere). 
Tuttavia questo non è un paese per scrittori. 
Almeno sembra essere un paese di sognatori che pensano che la vita sia qualcosa di più di uno stipendio o di un conto in banca. 


Chi sono i tuoi lettori più fidati? 

Nessuno ha letto i miei manoscritti prima della pubblicazione. 
Durante le fasi di scrittura, ovvero da qualche anno a questa parte, però, quasi ogni sera, prima di addormentarmi, al buio, racconto a FF che cosa sta succedendo in quello che sto scrivendo. Lui di solito non mi risponde e spesso sono sicura si addormenti prima che io finisca il racconto. E’ una specie di rituale che aiuta me a tenere le redini di un discorso che rischierebbe di diventare troppo complicato. Di solito, se non riesco a raccontare a FF che diavolo sta succedendo, è segno evidente che devo riprendere in mano qualche pezzo e dargli una sistemata perché diventi più accessibile. Non posso quindi ritenere FF un mio lettore vero e proprio. 
Dopo la pubblicazione, quando i romanzi hanno visto la luce, ci sono stati dei commenti che ho temuto più di altri. 
In primis ho temuto i commenti di mio padre, dal momento che entrambi i miei lavori sono pieni di parolacce (Alice sa essere a volte terribilmente sboccata) e di fronte a lui non azzarderei nemmeno un timido “porca miseria” a mezza voce. 
In secondo luogo ho temuto il giudizio di Michele Bressan, vecchio amico e scrittore emergente. Da sempre lo ritengo il Nick Hornby italiano e penso che abbia un talento fuori dal comune. Il suo romanzo d’esordio, “la radice del rovo”, mi ha lasciata senza parole, ma è soprattutto con il recente “brutti anatroccoli” che secondo me è venuta allo scoperto la sua eccezionale capacità. 
Lui sa essere divertente ma anche tragico, superficiale ma mai scontato, critico spietato ma con un tono scanzonato che a volte ti chiedi se sia serio: insomma lo ritengo uno scrittore vero, non uno che ha scritto una cosa e sta a vedere che succede. 
Dare in mano a lui il mio romanzo d’esordio è stata durissima e ho atteso con ansia il suo giudizio. Leggermi citata nei ringraziamenti de “la radice del rovo” è stato il riscontro più positivo che potessi immaginare: che emozione! 

In che modo promuovi le tue opere? Web, presentazioni, altro? 

Non ho ancora trovano una libreria che mi ospiti per una presentazione. Anzi, sai che ti dico? Che quasi quasi mi lancio in un appello, se me lo permetti: librerie, io sono qui e sono disponibilissima per una presentazione. Così disponibile che porterei anche i biscotti fatti in casa. 
A discolpa delle librerie c’è da dire che sono stata fino ad ora piuttosto pigra e non mi sono poi sbattuta tanto per contattarle e propormi. 
Per ora mi sono limitata a parlare dei miei lavori nel mio blog (http://taccodieci.blogspot.com) ed il passaparola ha fatto il resto. Sono contentissima delle vendite: i numeri non sono stratosferici, ma di sicuro non ho così tanti amici che possono aver acquistato i miei libri per pietà. Questo è segno che qualcuno deve pur aver consigliato un mio romanzo ad un’amica e questa è un’altra delle cose di cui vado fiera. 


Ora è inevitabile che io ti faccia un’ultima domanda: progetti per quanto riguarda la scrittura? Ma, soprattutto, la storia di Alice non sembra essere finita… ci dobbiamo aspettare presto un seguito? :) 

Come anticipavo prima, sono in fase di scrittura di un terzo romanzo. 
Ho per ora lasciato da parte Alice e i suoi amici e mi sto cimentando in una storia completamente nuova. Si tratta sempre di chick lit, l’ambientazione è sempre padovana, pur con delle capatine oltreoceano, ma i personaggi e il loro stile sono completamente differenti. Probabilmente se Alice e la mia nuova protagonista si trovassero a faccia a faccia nella stessa stanza si scannerebbero. 
Alice mi ha dato molto e penso che rimarrà sempre una parte di me. In fin dei conti l’ho creata pensando a come potrebbe essere una mia migliore amica e, come prevedibile, mi ci sono affezionata. Ho volutamente lasciato aperto anche il finale di “voglio un matrimonio in Sergio Rossi” perché magari, tra qualche anno, mi verrà voglia di scrivere un terzo volume di quella che allora diventerà una trilogia. Adesso invece ho voglia di novità e di andare a vedere che cosa c’è fuori dal mondo di Alice. 
Sono circa a metà di questo nuovo lavoro, che sta procedendo più a rilento rispetto ai precedenti a causa di condizioni lavorative avverse per una scrittrice-lavoratrice (ma quando mai le condizioni sono favorevoli, d’altra parte?) e ad oggi posso dire di aver incontrato dei personaggi interessanti, con dei tratti particolari che messi insieme stanno dando vita a qualcosa che per ora mi piace molto. Anzi, dirò di più: per ora questo romanzo mi sta piacendo più dei primi due. 
In ogni caso c’è ancora molto da scrivere e lo devo coniugare con la vita avventurosa di una ragazza normale e il mio impegno come opinionista per l’Indro, un quotidiano online. Si tratta di una collaborazione nata subito dopo la pubblicazione di “le bugie hanno le gambe lunghe e il tacco dieci”, che mi permette di dare libero sfogo alla mia vena critica e maggiormente interessata ai fatti di cronaca e politica. Ogni mercoledì esco con un pezzo d’opinione, talvolta aciderrima, su questo quotidiano indipendente. Sì, lo so che tutti i quotidiani dicono di fornire informazione indipendente, ma l’Indro lo fa veramente. Prova di ciò è che io, la ragazza della porta accanto con una laurea che con la scrittura non c’azzecca proprio niente ed un cognome sconosciuto, sono uno dei soci fondatori. 
Insomma: i progetti non mancano e non sono una che li tiene chiusi nei cassetti ad ammuffire. 


Complimenti per tutt e grazie per essere stata sul mio blog e… a rileggerti con piacere! 

Grazie a te Simona. Spero vivamente anch’io di leggere presto qualcosa di tuo. 





___________________
Per rispondere a un'intervista, scrivimi: alamuna@gmail.com 


sabato 9 marzo 2013

"Belladentro", di Roberta Tobbi: le mie impressioni.

Belladentro è la testimonianza diretta di una ragazza che ha sofferto di anoressia. Sembra una storia cruda, ma semplicemente perché è vera. Roberta non usa espedienti per dire come stanno le cose, le dice e basta, in maniera diretta e asfissiante. Ci sentiamo intrappolati nel suo corpo, ci fa sentire le sue emozioni e attraverso la sua testimonianza diretta siamo capaci di comprendere - anche se alla lontana, per non peccare di presunzione - i veri sentimenti di una persona anoressica. 
A volte ti ritrovi a porti delle domande, è forse inevitabile quando a leggere è una persona che non soffre della stessa malattia, ma Roberta ci dà tutte le risposte, ci conduce nel suo mondo con una delicatezza e al tempo stesso una determinazione che ci permettono di guardare il mondo dai suoi stessi occhi. 
Roberta ha un marito che la ama moltissimo, le sta accanto, la spinge a migliorarsi, a combattere. Roberta scava dentro sé stessa, nel suo passato, alla ricerca di una fonte, di un ricordo, di un momento in cui è potuto cominciare tutto. Ma il tunnel della malattia - il tunnel della mente - sembra interminabile. A una caduta segue sempre un rialzo, ma purtroppo a un rialzo segue ancora una caduta. Quando Roberta crede di avercela fatta, di aver trovato un appiglio cui aggrapparsi per uscire da quell'inferno, ecco che le mani le scivolano, e ricade nello sconforto. 
Eppure c'è qualcosa che la spinge sempre a lottare, qualcosa che assomiglia molto alla consapevolezza di voler guarire e che questo non sia impossibile. Sforzi, fatiche, lacrime, una storia cruda e autentica che ti entra dentro e ti ferisce. Forse vorresti fare qualcosa per lei, aiutarla a strappare dalla sua mente quel mostro che la tiene rinchiusa in una prigione. 
A parte la consapevolezza, poi, arriva a un certo punto qualcosa di ancora più forte, qualcosa che non potrebbe realizzare se rimanesse in quel corpo: l'istinto materno, la voglia di mettere al mondo un figlio. Un desiderio grande, più grande di qualsiasi cosa, persino più grande di quel mostro che non le concede via di fuga.
Invece la via di fuga c'è sempre, Roberta ce lo insegna attraverso la sua stessa esperienza. Una storia alla quale potrebbero davvero attingere anche molte altre ragazze colpite dallo stesso problema, perché è una storia che dà carica, e non solo per chi soffre di anoressia. L'anoressia, volendo, potrebbe diventare in questo libro anche sinonimo di molte altre problematiche, di molti altri demoni che spesso e volentieri si manifestano sotto ogni aspetto. La via di fuga esiste, se comincia innanzitutto da dentro.
Una storia incredibile, che non ti conquista solamente perché è una storia autobiografica, e di conseguenza la storia vera di una ragazza anoressica, ma perché è scritta in una maniera che ti rapisce, la qualità della narrazione è alta, la scrittura scorrevole, le parole sono scelte con cura, sono dure come lo è Roberta con sé stessa, sono vere come lo è l'intera storia, ti trascinano nel vortice di questo racconto e non ne esci, non gli stacchi gli occhi fino a che non  ti imbatti nella parola FINE.









Simona



mercoledì 13 febbraio 2013

"Un segreto di famiglia": intervista a Ivonne Boscaino.


L'autrice che vi propongo oggi è Ivonne Boscaino
Ha scritto "Un segreto di famiglia", romanzo che ha ottenuto
riconoscimenti e commenti assolutamente positivi.
L'ho intervistata per voi 
ed ecco qui di seguito che cosa ci siamo dette!








Benvenuta Ivonne! Il libro di cui parliamo oggi è il primo romanzo da te pubblicato, dal titolo “Un segreto di famiglia”. A che genere letterario appartiene? Ci racconti un po’ la trama? 

Ivonne Boscaino
È difficile incastonare questo libro in un genere preciso. Diciamo che è una storia di famiglia, un po’ corale, che affronta una tema piuttosto attuale, vale a dire l’accettazione dell’omosessualità in una famiglia meridionale molto legata. Il romanzo racconta dell’esperienza di una giovane ragazza di nome Marta che, nel momento di una grave malattia della nonna, scopre l’esistenza di uno zio che non sapeva di avere. Zio che era stato appunto allontanato da casa nel momento in cui aveva dichiarato di essere omosessuale. Il romanzo si incentra, principalmente, sulle dolorose fratture di questa famiglia e sul tentativo faticoso di ricomporle nell’ottica della tolleranza. 

Che cosa speri di comunicare attraverso il titolo che hai scelto? Il romanzo, invece, quale messaggio contiene? 

Il titolo, ovviamente, vuole incentrarsi sull’abitudine di molte famiglie di nascondere tutto ciò che non è considerato accettabile e dignitoso. Un segreto, per l’appunto, uno scheletro nell’armadio. Anche io, comunque, alle volte mi chiedo quale sia il vero messaggio di questo libro perché ne ha diversi. Un invito alla tolleranza, senza dubbio. Come anche la realizzazione dell’inutilità di nascondere i segreti: prima o poi vengono a galla con tutto quello a cui sono legati. Sopra tutto ciò, però, il messaggio principale è che l’amore va sempre bene, non importa se le persone che lega sono dello stesso sesso o di sesso diverso, è la sincerità del sentimento che fa da discriminante. 

“Un segreto di famiglia” è il primo libro che hai scritto o ci sono state in precedenza altre prove letterarie? 

“Un segreto di famiglia” è stato il mio primo romanzo edito. In passato ho partecipato a una raccolta di racconto noir della Casa editrice Effequ intitolata “Matrimoni”. Ho poi scritto altre cose che però sono ancora nel cassetto. Per il futuro intendo cimentarmi nell’auto pubblicazione in Internet per provare a esplorare anche questo mondo. 

So che “Un segreto di famiglia” si è classificato primo al Premio Letterario Città di Castello e ti faccio i miei complimenti! Come mai la scelta di partecipare a un concorso letterario? E come mai proprio il Premio Letterario di Città di Castello? Insomma, raccontaci un po’ di questa esperienza! 

Non è stata una scelta fatta alla leggera. Come molti autori esordienti prima di arrivare al concorso letterario mi sono affannata a fare tanti pacchetti di fotocopie e a spedire la mia opera in giro a diverse case editrici. Con gli esiti che immagino tutti gli esordienti ben conoscono. Nella migliore delle ipotesi ti viene detto che non interessa, nella peggiore che se tra tre mesi non sai nulla, non interessa. Della prima trentina di case editrici che ho contattato ci sono state ovviamente quelle che hanno chiesto soldi in cambio di pubblicazioni ricevendo un “no, grazie!” come risposta. Una sola mi ha offerto un commento che, però, non mi ha dato molto né a livello umano né a livello letterario. A questo punto ho cominciato a sondare il mondo dei concorsi letterari cercando tra quelli che avevano giurie serie e che non erano il solito trucco del tipo “tu ci dai dei soldi, noi ti ficchiamo in un’antologia che fotocopieremo in unica copia”. Fatta questa prima scrematura, quelli che accettavano romanzi inediti erano veramente pochissimi. Il Premio Città di Castello era appunto uno di questi. Era una sfida perché rispetto alla stesura originale il romanzo andava tagliato di una quarantina di pagine, il che l’ha reso più scarno e decisamente più convincente. Quanto all’aver vinto, beh, quella è stata una sorpresa enorme anche per me. Quando mi hanno chiamato sapevo di essere nella selezione dei primi dieci. Poi sono rimasti solo i primi tre. E alla fine sono rimasta solo io. Un po’ sconvolta, molto incredula e incapace di spiccicare due parole in fila. Non ho mai osato risentire quello che ho detto mentre mi premiavano… 

Pensi che la vincita a un concorso, anche se piccolo, possa conferire ancora più valore a uno scritto? I tuoi lettori si dimostrano affascinati dal fatto che “Un segreto di famiglia” abbia anche vinto anche un concorso? 

Come detto sopra, dipende dal concorso. La Giuria della Sezione Narrativa del Premio Città di Castello ospita dei nomi importanti come Valerio Massimo Manfredi, Barbara Palombelli e Giovanni Bogani. Passare questo tipo di selezione garantisce comunque che un’opera abbia qualche merito. A livello di pubblico, però, non ha questa grande importanza. Certo attira, ma non è un fattore determinante per la promozione. 

Quali sono state le emozioni che ti hanno mosso nel corso della stesura di questo libro? Si tratta di un’opera completamente di fantasia o possiamo trovarci qualcosa di tuo fra le righe? 

Ti sfido a trovare un libro che tra le righe non abbia qualcosa del suo autore. Succede in tutti i libri. Questa storia, però, non è autobiografica. Potrebbe essere accaduta nella mia famiglia? Sì, senz’altro. Però, non è accaduta. Certo è una storia perfettamente verosimile. E sicuramente mi ha emozionato scriverla. La prima volta che l’ho fatto. Da quel punto in poi, da quando cioè inizia il lavoro di redazione vero è proprio, l’emozione è meglio lasciarla perdere in favore di un minimo di obbiettività e di un deciso abuso di grammatica e sintassi. Alla fine, più che emozionarti, il libro che scrivi deve arrivare a un certo punto, portando avanti certe convinzioni, trasmettendo quello che vuoi dire. Questo è il lavoro più faticoso di chi scrive. Poi, ovvio, l’emozione rimane. 

Ho notato che hai ricevuto dei commenti molto positivi sul tuo libro. Secondo te, che cos’è che i lettori apprezzano maggiormente in questa lettura? 

Più che secondo me, ti dico quello che hanno apprezzato loro di più: la delicatezza. In effetti su un tema come quello che ho scelto si possono fare le barricate, non ci vuole nulla a risultare volgari o offensivi. Io mi sono sempre sforzata di restare calma, di fornire modelli che fossero intensi, ma realizzabili. Ti faccio un esempio banale che cito spesso quando parlo di questo libro. A un signore di una certa età è capitato di leggere questo romanzo e in seguito mi ha parlato in maniera diffusa di quello che ha provato leggendolo. In primo luogo mi ha detto che non riusciva a staccarsi dal libro: l’ha finito in una nottata. Poi ha aggiunto che il mio libro gli aveva fatto cambiare idea, che fino a quel momento non aveva mai pensato che due uomini potessero amarsi e che aveva sempre giudicato l’omosessualità come una perversione legata al sesso e basta. La mia più grande conquista! 

In che modo ti stai muovendo per promuovere il tuo libro? Ti senti appoggiata dal tuo editore o ritieni di avere il carico maggiore sulle tue spalle per quello che concerne la promozione? 

Simona cara, questo è un tasto dolente. Ad essere sincera il mio editore non ha fatto quasi nulla per la promozione. All’inizio gliene ho fatto veementemente una colpa poi, però, mi sono resa conto che in Italia se non ti chiami Feltrinelli o Mondadori o Einaudi, non hai le forze per promuovere un libro come andrebbe effettivamente promosso, non hai le possibilità. E come sappiamo tutti, l’accesso a queste case editrici è complesso. Molte, ormai, lavorano solo con le agenzie letterarie come tramite e questo impone spese che un giovane esordiente non è quasi mai in grado di sostenere. Certo, il mio editore avrebbe potuto facilmente fare qualcosa di più, ma il mio caso è simile a quello di molti altri. All’inizio ho seguito dei modelli promozionali classici, con presentazioni in librerie et similia. Ora mi sto muovendo principalmente in rete (con la speranza di realizzare presto un’edizione ebook del mio romanzo) e devo dire che è un modo di fare promozione veramente affascinante. Ti porta a conoscere la gente più diversa, come ne l nostro caso, per esempio. 

In questo momento stai scrivendo un nuovo romanzo o comunque hai intenzione di scrivere ancora? 

Io scrivo sempre. Tutti i giorni. Cinque pagine al giorno. Anche se poi finiscono nel cestino, virtuale o no. La scrittura è un atto fisico oltre che mentale. Richiede esercizio costante. Ci sono già due romanzi pronti nel cassetto e tanti file nel mio pc che meriterebbero una cura più attenta da parte mia, ad avere tempo. D’altronde chi scrive lo sa, è come una malattia dalla quale non si guarisce mai: non si può fare a meno di raccontare. 

Grazie per essere stata con noi, è stato un vero piacere! 

Ringrazio te per lo spazio che mi hai tanto cortesemente dedicato. 



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Per info e contatti:





Simona





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Per rispondere a un'intervista, scrivimi: alamuna@gmail.com


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