Scritta scorrevole

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Insegnante di inglese appassionata di scrittura e di fotografia e profondamente innamorata degli animali. Questo blog è un ampio rifugio in cui condivide passioni, letture, riflessioni, novità sui suoi libri e molto altro. INSTAGRAM: @simona_giorgino (profilo autrice), @photosfromthewind (profilo fotografico).

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venerdì 25 agosto 2017

Due mesi a Lecce: fra il "pollice verde" e la stesura di un nuovo romanzo!

L'estate sta per finire, lo sento già nell'aria, nonostante nelle ultime ore sia tornato un caldo non indifferente. Sto vivendo in quel limbo tra l'estate e l'autunno, in quella sottile certezza che presto il tempo lascerà definitivamente spazio alla nuova stagione, portando freddo e voglia di lenzuola calde. 

Non sono qui a Lecce da molto tempo, a ben pensarci. Sono passati solo due mesi da quando sono rientrata da Milano, e sembra passata già un'eternità. Naturalmente ho ripreso a vivere la mia vita qui nella sua routine e nelle sue abitudini che mi sono ri-diventate familiari, ma se nei ritagli temporali torno a pensare a Milano mi viene un groppone di nostalgia. Mi mancano i posti che frequentavo, e in queste settimane ho maturato il pensiero di non aver salutato tutto e tutti degnamente. È come se ogni cosa fosse rimasta in sospeso, come se fossi scomparsa da un giorno all'altro senza lasciare traccia di me. Giorni fa ho persino fantasticato su un viaggio che mi porterebbe fino alla città meneghina e che mi farebbe rivivere luoghi e momenti, e che mi consentirebbe di "concludere" un ciclo che mi sembra sia rimasto aperto in qualche spiraglio.

In questi due mesi la mia estate è passata nella più totale tranquillità delle faccende quotidiane, a barcamenarmi tra lavori in casa, imbiancatura delle pareti nella quale io stessa mi sono orgogliosamente cimentata, sistemazione del terrazzo (diventato poi il mio piccolo angolo di paradiso, come mi ero promessa prima di tornare da Milano) e un immenso amore per le piante che mi ha portata a scoprirmi "pollice verde". Adoro prendermi cura delle mie piante, annaffiarle seguendo le loro naturali esigenze, senza strafare e senza mai dimenticarmi di nessuna di loro, analizzare il terriccio attraverso il quale mi comunicano se hanno bisogno di bere e studiare le caratteristiche di ciascuna di loro per essere certa di agire nel modo giusto; adoro vederle sparse a verdeggiare per casa, quasi commuovermi di fronte ai fiori che stanno per sbocciare, osservarle crescere, ma anche notare i loro malesseri e cercare di capire di che cosa hanno bisogno. Credevo non avrei mai avuto testa per starci dietro, per questo mi limitavo ad acquistare fiori finti. Ora i fiori finti mi sembrano così limitati, così brutti. Adoro ritagliarmi uno spazio della giornata da dedicare tutto alle mie piantine, che sembra siano lì ad aspettarmi, piccole, silenziose, pure e totalmente innocenti.

All'inizio della mia permanenza leccese mi sono anche affacciata timidamente sul mondo del découpage, anche se fra una cosa e l'altra non ho ancora avuto modo di approfondire questa simpatia. 

E infine, negli ultimissimi giorni, mi sono finalmente rimessa a scrivere. Aspettavo da tanto questo momento, e forse ho lasciato passare anche troppo tempo prima di riaprire quella porta che avevo socchiuso, ma ho in qualche modo dovuto aspettare che finissero tutti i lavori in casa per lasciare che l'ispirazione prendesse piede. Non me la sentivo, in effetti, di avviare la stesura di un racconto con rumori di trapani per casa, mobili smantellati e pareti da imbiancare, tutti lavori in cui poi ho partecipato col ruolo di co-protagonista.
Poi un giorno, alla fine dei lavori, mi sono finalmente seduta lì, ho aperto il file .doc che avevo temporaneamente nominato "nuovo romanzo" e le dita si sono messe a battere sulla tastiera come se non ci fosse un domani. 
Non ho ancora scritto molto, sono venuti su solo due capitoli, di cui il secondo ancora da rivedere, ma l'idea c'è, la storia sta prendendo piede e io sto ricominciando a vivere una bella sensazione che avevo quasi scordato: quella che si prova quando i tuoi personaggi prendono vita, e quando ti sembra di essere lì nel libro e di star vivendo i loro stessi tormenti e le loro gioie. Hanno tutti già un nome, una professione e un ruolo preciso. Le loro personalità si stanno formando strada facendo. Già combinano guai, si innamorano, piangono...
Non so che ne sarà di questo romanzo (oltretutto, gli impegni con i concorsi che ho sostenuto negli ultimi anni - TFA e Concorso Docenti - mi hanno fatto dimenticare di avere anche un altro romanzo nel cassetto, che per pigrizia non ho poi più proposto ad alcun editore e che quindi non ha mai visto la luce), di certo l'idea di pubblicare ancora non mi dispiace. Ma questa è una questione a cui penserò solo al momento giusto. Per ora m'importa solo di scrivere e di dare sfogo alla mia fantasia.

E poi chi lo sa dove arriverò con questa storia!? Adoro l'imprevedibilità della scrittura.  Adoro il fatto che lo scrittore creda di avere, a un certo punto, le idee chiare su come vuole continuare la storia, ma poi improvvisamente può verificarsi qualche cambiamento di programma. Spesso sono i personaggi stessi a dirottare il racconto verso un'altra direzione, oppure può capitare che le situazioni che si creano richiedano necessariamente una continuazione diversa da quella che ti eri originariamente imposto. Fra le altre cose, è questo che adoro della scrittura: la forza con cui ti trascina in una storia che, alla fine, non sei neppure tu a scrivere, ma una qualche parte di te che forse inconsciamente ha già deciso come andrà a finire.








Simona




lunedì 12 giugno 2017

Il Richiamo di Giugno


La fine degli impegni scolastici porta a un'interessante apertura alla vita, all'arte e alla creatività. Anni lavorativi importanti come quello che sta per concludersi, vissuti intensamente come li vivo io, ti tengono ancorata agli impegni e lasciano che le emozioni, i sentimenti, l'arte, la creatività rimangano assopiti per impossibilità di concretizzazione e mancanza di tempo, per poi esplodere improvvisamente a giugno. Giugno: il mese in cui, per un insegnante, nonostante gli impegni lavorativi non siano di certo ancora finiti, la mente comincia a schiarirsi e il cuore ad alleggerirsi e a riaprirsi alla libertà, il mese in cui ci si guarda avanti e non si vedono più soltanto alunni, libri, lesson plans, verifiche, consigli di classe, verbali, corsi di formazione, riunioni, collegi e - se ti va bene! - "qualche" consiglio di classe straordinario, ma si cominciano a vedere anche tutte quelle cose che durante l'anno lavorativo sembravano essersi disperse chissà dove
In realtà erano solo state poste temporaneamente in fondo allo scaffale, per giuste ragioni, perché la priorità apparteneva a qualcun altro. Quelle cose che, pur essendo piccole, adesso sembrano grandi e immensamente belle! Cavolate come leggere un libro in tutta libertà, senza il pensiero che domani dovrai terminare il present perfect o il first conditional o la lezione sulla globalisation, senza il pensiero della sveglia che suona alle 6:30, senza il pensiero che domani sarà il lunedì di apertura di una nuova intensa settimana dalla quale non sai che cosa aspettarti, perché può sempre capitare l'imprevisto. Giugno diventa, per un insegnante, la possibilità di allungare la mano verso il fondo dello scaffale, dove erano state riposte momentaneamente le proprie passioni, alle quali per ovvie ragioni non ci si è potuti dedicare appieno. 

Così con l'arrivo di giugno ho sentito esplodere in me moltissime emozioni, e sono talmente tante e intense che stanno venendo fuori tutte contemporaneamente e assumendo diverse forme: voglia di scrivere, di creare oggetti col DIY, di realizzare un terrazzino coi fiocchi, facendone un piccolo angolo di paradiso per la mia casa leccese. Tutte cose che farò da qui a breve!

L'idea di scrivere un nuovo romanzo mi perseguita già da mesi, ma non mi ci sono mai potuta cimentare per via, appunto, degli impegni scolastici. Quest'estate - la prima estate, oltretutto, di totale abbandono e vacanza (le estati scorse sono state sempre all'insegna dello studio: studio per accedere al TFA, studio per abilitarsi, studio per superare il concorso: quest'anno mi prendo la mia bella rivincita e mi godo l'estate che non mi sono potuta godere gli anni scorsi!) - vorrei scrivere un nuovo romanzo, o comunque scrivere, scrivere senza pormi nessun obiettivo, scrivere solo per il gusto di farlo, per la necessità di mettere nero su bianco tutte le emozioni che mi si sono accumulate dentro, per l'esigenza, come al solito, di dare alle parole il compito di scrutarmi dentro sin nel profondo. Ho voglia di inventare una storia, dei personaggi, e dare loro un carattere, una mentalità, un modus vivendi che poi, magari, assomiglia un po' al mio, o a quello che vorrei fosse mio. Insomma, personaggi che, in un modo o nell'altro, incarnano i miei pensieri e i miei desideri.

Dipinto di Johan Messely
Oltre alla scrittura, poi, vorrei dedicarmi all'arredamento della casa, specialmente del terrazzino del mio attico leccese. Anche questo è un pensiero fisso che mi porto dentro da mesi, ed è chiaro il nesso con il fatto che quest'anno io debba lasciare per sempre Milano
Milano mi ha conquistata da ogni punto di vista, e scriverò di sicuro un post dedicato solo a Lei, perché se lo merita; ma fra le tante cose che amo di Lei, una cosa per me essenziale, fondamentale, vitale, è l'assidua presenza di verde, l'esistenza di parchi, parchi ovunque, parchi immensi, parchi curati e pieni di verde. Anche sui parchi potrei scrivere un post a sé (di mille cose potrei scrivere un post a sé, tante sono le emozioni che mi esplodono dentro!), ma in questa sede mi è sufficiente dire che il verde, i fiori e i parchi sono per me imprescindibili e vitali, e che non so come farò a vivere senza (perché purtroppo Lecce - per quanto io la ami e per quanto sia meravigliosa - non ha molto verde da offrire, e questa cosa mi frantuma il cuore). E io credo sia proprio per questo motivo che ho sviluppato, nei mesi, una voglia irrefrenabile di arredare il terrazzino leccese a mo' di "giardino verde e fiorito", perché sapevo che presto avrei dovuto salutare Milano (e i parchi immensi che mi hanno accolta ogni giorno e a ogni ora di tutti questi mesi). Probabilmente creare un "giardino verde" è un po' il (forse triste ma anche disperato) tentativo di portare un po' di Milano a casa mia, il tentativo di creare il mio "piccolo parco personale". Su un attico, e su un terrazzo, è chiaro che non sia possibile realizzare chissà che, ma in una futura casa non sarà così, lo giuro, perché una futura casa non sarà neanche acquistata se non avrà un giardino!

Parco Sempione, Milano
Ecco insomma che sono "pronta" per tornare giù, non appena gli ultimi impegni scolastici saranno conclusi. Ma dire che sono pronta per salutare Milano non è esattamente corretto: credo di non aver ancora del tutto realizzato che stia per succedere davvero. Ma lo sapevo già: Milano per me era solo di passaggio. Non c'è nulla che mi leghi a questa città e che mi spinga a restare: la mia vita intera è in Puglia, compreso il lavoro, dal momento che, con la vincita del concorso, mi sarà presto assegnata di ruolo una qualche cattedra pugliese. Però a Milano ci lascio un pezzo di cuore, ma questa è un'altra storia (che non può certo ridursi a due righe). 
E allora sì, ci siamo: sto per tornare all'ovile. E la persona che tornerà giù non sarà certamente la stessa che è salita a Milano lo scorso anno. Perché le esperienze, di qualunque genere siano, ti plasmano, ti rinnovano, ti insegnano tante cose, ti cambiano, e ti danno sempre la possibilità di migliorare. Ho imparato tanto da tutto e da tutti, da ogni singolo momento, da ogni singola persona, da ogni singolo alunno, da ogni minimo metro calpestato nei corridoi e nelle aule di quell'istituto a Lampugnano. Ma anche questa è un'altra storia! 







Simona



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