Scritta scorrevole

"Go as far as you can see, when you get there, you'll be able to see further" (T. Carlyle)

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Insegnante di inglese appassionata di scrittura e di fotografia e profondamente innamorata degli animali. Questo blog è un ampio rifugio in cui condivide passioni, letture, riflessioni, novità sui suoi libri e molto altro. INSTAGRAM: @simona_giorgino (profilo autrice), @photosfromthewind (profilo fotografico).

lunedì 30 giugno 2014

Segnalazione: "Amore Alieno", di Beatrice Mariani.

Cari lettori,

Beatrice Mariani ci segnala l'uscita del suo romanzo science fiction/romance "Amore Alieno", pubblicato il 15 giugno.
Ecco di seguito tutte le informazioni che possono interessarvi!






Sinossi
Tucson, Arizona. Jonah Hunt non è come gli altri ragazzi: è silenzioso, solitario, nessuno all'East Tucson High lo conosce davvero. Neanche Liberty che, trascinata dalla migliore amica a un rave party finito male, si ritrova da sola con lui in una situazione d'emergenza. Qualcosa spinge la ragazza verso Jonah, ma scoprire il suo segreto potrebbe mettere a rischio la vita di Liberty e delle persone che le stanno intorno. Perché lui è qualcun altro, qualcos'altro.

Nei caldi paesaggi dell'Arizona le vite e le emozioni di ragazzi umani si intrecciano a quelle di individui provenienti da lontano, in un susseguirsi di avventure, colpi di scena e sentimenti esplosivi che non danno tregua. 


Biografia dell'autrice
Beatrice Mariani vive, studia e lavora a Roma. Durante l'adolescenza ha viaggiato tanto e vissuto in luoghi diversi a causa di esigenze familiari; questo le ha permesso di conoscere molto del mondo. Scrivere e leggere sono la sua passione, assieme all'astronomia e al gelato.



Link all'acquisto
Ebook a 2,69 €
Cartaceo a 9,70 €







Buona lettura!
Simona



sabato 28 giugno 2014

Il buco nella borsa.

Ammattivo quando non riuscivo a trovare certe cose che proprio un momento prima avevo utilizzato. Orecchini, rossetti, burri di cacao. Di tutto e un po'. La ragione mi convinceva che non potevano essersi semplicemente smaterializzate. Dovevano pur essere finite da qualche parte!
Sì, ma dove?
Non avrei mai immaginato che la causa di quegli smarrimenti fosse un buco nella borsa, quel buco nascosto in un angolo remoto della tasca esterna, quel piccolo foro di circa un centimetro o poco più che ha risucchiato nel vortice oggetti di mio quotidiano utilizzo, portandomi spesso all'ammattimento.
Eppure ho scoperto una cosa: un buco nella borsa è molto più di un semplice buco!

"Che borsa metto oggi?". Do una sbirciatina alle scarpe: beige. Mi ricordo sul momento di una borsa dello stesso identico colore, un regalo del mio ragazzo. Una borsa che lo scorso anno avevo utilizzato moltissimo. [Mi capita di usare frequentemente una stessa borsa per giorni, settimane o addirittura mesi, e poi improvvisamente non usarla più per altrettanti giorni, settimane o mesi.]
Cerco la borsa in questione e poi ne esploro il contenuto. Scopro che lì, proprio sotto la stoffa che la riveste internamente, giace indisturbato un burro di cacao. Lo riconosco per la forma, per la dimensione, per la consistenza. Non riesco a vedere che burro di cacao sia, la stoffa non trasparisce. Provo a capire come sia potuto finire là sotto. È chiaro che deve esserci un buco da qualche parte. Non lo trovo, cerco e ricerco. Niente. Gli orli sembrano essere tutti ben cuciti. "È una borsa magica", penso. Ma voglio e devo per forza avere quel burro di cacao! Guarda caso proprio in questi giorni il mio sta finendo e devo comprarne un altro. Continuo a cercare il buco, dentro, fuori, di lato.

E poi eccolo lì, un buchino che si apre al lato estremo della tasca esterna. Ci infilo un dito, faccio scivolare il burro di cacao fino alla fessura, lo afferro e lo estraggo: Lui, il Lui di tutti i Labello, quello che adoro da sempre, sin da quando ero una ragazzina! Il Labello alla camomilla (e calendula).

Il Labello alla camomilla non è solo un burro di cacao per me. È un simbolo che ha segnato i miei quindici anni. Avevo quell'età quando lo comprai per la prima volta. Me ne innamorai e da quel momento non potevo fare a meno di averlo, volevo sulle labbra quel delicato profumo di campagna. Non era facile trovarlo, i negozi non sempre avevano Labello dai gusti particolari come la camomilla. Infatti una volta cresciuta, per molti anni non l'ho più usato, sostituendolo con il tradizionale Labello Classico, che trovi facilmente dappertutto. Poi un giorno, a Lecce, mi imbattei casualmente in un Labello alla camomilla che giaceva sullo scaffale di un negozio e lo comprai senza esitare.
Il suo odore mi riporta indietro nel tempo, è una di quelle sensazioni fantastiche che non ti sai spiegare bene. Sa di libertà, di gioventù, di amicizia, di primavera, di enormi distese di erba assolata, di domeniche spensierate.

Ma non finisce qui. Estraendo dal buco della borsa, a mo' di stupenda sorpresa, questo burro di cacao alla camomilla (che, tra l'altro, è nuovo di zecca: evidentemente lo avevo comprato da pochissimo prima che il buco se lo risucchiasse!), il mio dito ricercatore è entrato in contatto con altri oggetti. Scopro, allora, che il piccolo foro nasconde dell'altro, chissà che cosa, e voglio scoprirlo subito!
Ecco allora che un semplice buco nella borsa si trasforma in un buco delle sorprese che rapisce la mia curiosità.
Vengo in contatto con qualcosa di ferroso, lo afferro, lo porto in superficie: nooooo, non posso crederci! Un paio di orecchini dorati a forma di gufo che amavo così tanto, ma così tanto, che sono arrivata spesso a pensare che siano fra gli orecchini più belli che abbia mai posseduto! Per mesi e mesi mi sono ritrovata a cercarli ovunque e mi sono chiesta dove fossero finiti!

Continuo con la ricerca: un altro paio di orecchini, stavolta a forma di fiorellino, non certamente i più belli ma hanno il vantaggio di essere un paio di quegli orecchini passpartout: li mettevo molto spesso proprio perché stavano bene con tutto! Il buco magico ha colpito ancora!

Continuo a cercare, con un ormai irremovibile sorriso sulle labbra, con l'inevitabile frenesia di chi vuole vedere di più, e di più, con la fervente curiosità di scoprire che cosa apparirà dal foro. Che cos'altro mi riserverà questo buco nella borsa?
Il rossetto Kikoooooooo che non riuscivo più a trovare da nessuna parte!! Non UN rossetto qualsiasi, ma QUEL rossetto, quello marroncino che si sposa benissimo con la mia carnagione, quello che mettevo praticamente sempre, anche questo una specie di passpartout del make-up. Questo rossetto mi ha davvero fatto impazzire in tutto questo tempo! Cercato ovunque, mai trovato!

Dal buco nella borsa appariranno ancora, in ordine cronologico: due euro e trentacinque centesimi, scontrini vari, un braccialetto comprato dalla Coin, un secondo burro di cacao americano al gusto di menta, un fermaglietto per capelli intarsiato di piccoli strass argentati, il ciondolo perduto di un braccialetto, un elastico, un bigliettino su cui avevo segnato dei nomi di docenti universitari e i relativi esami che dovevo sostenere con loro, all'epoca dell'Università.

Ma la cosa più fantastica è che ognuno degli oggetti emersi da quel buco ha una storia particolare. Ed ero così entusiasta di averne ritrovati molti a me cari che il mio dito continuava freneticamente a cercare, cercare, scavare... ma non c'era più niente. :(

A parte il fatto che tutto questo vi dà una vaga idea dello stato di disordine in cui solitamente vertono le mie borse :D, devo dire che quel buco è stato una bella trovata.

Mi fa ricordare l'episodio di Sex and the City in cui anche Carrie scopre un buco nella sua borsa dal quale estrae la sua memorabile collana con il nome, diventata tanto famosa in tutto il mondo, che la riporta indietro al ricordo delle sue pazze amiche e le fa desiderare di essere altrove.




Conclusione? Ho deciso che i buchi sono dei veri valori aggiunti alle borse! Tutte le borse dovrebbero averne uno. Magari anche più di uno! Va be', dai, non esageriamo! :P








Simona




domenica 22 giugno 2014

La maestosità della prosa, la "penna tagliente" dello scrittore: omaggio a Salman Rushdie.


Salman Rushdie
Sono molto colpita dallo stile complesso, profondo, intelligentemente ironico dello scrittore ango-indiano Salman Rushdie. Le sue letture, c'è da dirlo subito, non sono letture "rilassanti" o da ombrellone. L'intensità del dramma che propone, la tortuosa sequenza cronologica, che non segue mai l'ordine naturale degli eventi ma si serve di flashback e di straordinari balzi temporali e spaziali, la presenza di un gran numero di personaggi, tutti quanti sapientemente descritti nella psicologia e nella storia, e, spesso e volentieri, la presenza di quello che è stato definito "realismo magico", che mescola realtà e magia in modo inestricabile, rendono i suoi scritti magnificamente tortuosi, fantastici, dei deliziosi cocktail da gustare però senza superficialità, con la massima partecipazione. La sua scrittura, infatti, non ammette lettori pigri né distrazioni. Se leggi Rushdie, devi assicurarti di essere presente con tutto te stesso e di degnarlo di tutta la partecipazione che merita.

In libreria mi avevano detto: "Il suo migliore romanzo? L'ultimo sospiro del Moro".
Fra quelli che ho letto sinora, tuttavia, L'ultimo sospiro del Moro è quello che mi è piaciuto di meno. Ho trovato la storia poco convincente, e poi sarà quell'ingarbugliarsi in mezzo a storie di mafie, furti e traffici di droga che di solito non mi colpiscono particolarmente. I protagonisti di Rushdie hanno tutti quanti una particolarità che li rende speciali. Peccato che in questo romanzo io non abbia sentito forte la presenza dell'handicap del Moro - la sua particolarità - ovvero la strana "malattia" che lo fa crescere con il doppio della velocità rispetto a una persona normale, facendogli avere un corpo da sessantenne a trent'anni. Il dramma, in L'ultimo sospiro del Moro, è comunque attuale e degno di nota, è fondamentalmente il dramma della famiglia. Il dolore, l'odio, l'invidia, le eredità, le cose non dette, che distruggono le trame sottili attraverso cui fratelli sorelle mamme padri sono indissolubilmente legati. 

Non mi è piaciuto, ma finora posso dirlo solo di questo romanzo di Rushdie, mentre per gli altri che ho letto mi riservo un parere decisamente positivo: I figli della Mezzanotte, I versi satanici, L'incantatrice di Firenze.

Ci sono dei concetti, delle immagini, degli elementi che si ripetono nei romanzi di questo scrittore. Sembra che Rushdie non possa farne a meno, come se non fosse capace di concepire la vita senza di loro:

- L'Arte. Che sia sottoforma di disegno, di pittura, di musica, di magia, è un concetto dal quale non si può trascendere, l'Arte pura che, in un modo magico, incantevole, si interseca indissolubilmente alla Vita, tanto da non riuscire spesso a distinguere l'una dall'altra.

- La donna. La donna ha una presenza massiccia nei suoi romanzi, la donna "dalla lingua tagliente", la donna alla quale si obbedisce tutto, la grande pittrice Aurora de L'ultimo sospiro del Moro che ti distrugge, se vuole, ma in un modo talmente gentile che ti fa amare l'inferno in cui ti conduce come fosse un paradiso; la donna come ammaliatrice di uomini, donne e perfino animali, l'incantatrice di Firenze che, dall'abisso dei suoi intensi occhi neri, può ogni cosa, nella sicurezza della sua bellezza e del suo potere; madri e amanti e sorelle dietro cui la stessa presenza degli uomini va a eclissarsi.

"C'è una debolezza che prende gli uomini alla fine di una battaglia: quando si rendono conto della fragilità della vita, se la stringono al petto come una zuppiera di cristallo che hanno quasi lasciato cadere, e davanti al tesoro della vita si perdono improvvisamente di coraggio. In quel momento tutti gli uomini sono codardi, non riescono a pensare ad altro che all'abbraccio di una donna, ad altro che alle parole consolatorie che solo una donna sa mormorare, ad altro che alla gioia di smarrirsi nei labirinti fatali dell'amore. [...]" (Cit. L'incantatrice di Firenze)

- L'India. Avrei potuto citarla prima - fra le Donne di Rushdie - perché l'India non è solo una nazione, ma è una Madre, la Madre India, presente nei suoi romanzi in maniera asfissiante, persistente, la protagonista assoluta che si interseca alla vita dei personaggi. Sapori, odori, magie, incantesimi. L'abilità di descrizione di questo scrittore ha dell'eccellente davvero! 

Un altro elemento che ho riscontrato in tutti i romanzi letti finora è la malattia mentale. Molti dei suoi personaggi, che siano protagonisti o personaggi secondari, hanno depressioni, psicosi, visioni, tortuosi percorsi mentali che li rendono vulnerabili e spesso bizzarri.
Ancora, ho notato una certa tendenza alla narrazione di lunghe genealogie, di infinite generazioni di famiglie. Il dramma della famiglia è certamente uno dei punti cruciali da cui l'autore parte a scrivere.
Da non trascurare, inoltre, le numerose citazioni che pullulano i suoi racconti, la presenza di personaggi realmente esistiti, il mescolarsi di finzione e realtà. Per esempio, ne L'incantatrice di Firenze compaiono personaggi come Niccolò Machiavelli e Amerigo Vespucci, mentre ne I figli della Mezzanotte - il racconto dell'India per eccellenza - la presenza di personaggi politici, prima fra tutti Indira Ghandi contro cui Rushdie si scaglia apertamente, è di fondamentale importanza.


Questo scrittore non propone mai temi superficiali. Con Rushdie troviamo il modo di riflettere su temi importanti, moderni e antichi insieme. 
L'eterna lotta fra Bene e Male è impersonificata dai due protagonisti de I versi satanici, che diventano, contro la loro volontà, il simbolo delle due Entità, l'uno con le sue visioni schizofreniche, il suo "reincarnarsi", attraverso i sogni, nell'arcangelo Gibreel; l'altro con la sua devozione tutta inglese, con la voglia di vendetta, con l'abbandono della famiglia e della patria e poi, alla fine, il ritorno, la redenzione, il ritrovamento di un padre in fin di vita. Un libro che lascia inevitabili domande. D'altronde è possibile che una risposta univoca in realtà non ci sia. Rushdie cita la "malvagità immotivata" di Iago (Otello, Shakespeare). Che sia questa la risposta?
Non è da dimenticare, poi, l'approccio religioso di questo testo, quella specie di "rilettura" o, come è stata definita da alcuni, "parodia" del Corano, che è pesata su di lui con la pronuncia di una condanna a morte da parte dell'Imam Khomeini, per la quale lo scrittore è costretto a vivere da "clandestino".


Ne I figli della mezzanotte il protagonista e narratore Saleem ti rimane semplicemente dentro. Questo sì che è un personaggio davvero riuscito, con la sua particolarità, la sua telepatia con cui potrebbe fare grandi cose, e poi, invece, dietro al potere che lo rende speciale si nasconde un ragazzino impaurito, fifone, che cerca il suo posto nella vita, e la maniera di soddisfare le grandi aspettative che il mondo ha costruito su di lui. Saleem (e con lui tanti altri bambini speciali) diventa inevitabilmente il simbolo dei "prescelti", di chi ha una sensibilità tale da poter contribuire a cambiare il mondo, l'umanità, lo stato delle cose, sensibilità spesso ostacolata dalla società, dal potere politico, dalla moltitudine.

"[...] È privilegio e maledizione dei bambini della mezzanotte essere insieme signori e vittime dei propri tempi, rinunciare alla privacy e lasciarsi risucchiare nel vortice annientante delle moltitudini e non poter mai vivere o morire in pace." (Cit. I figli della Mezzanotte)

Mi rendo conto che parlare dei romanzi di Rushdie non è per niente un'impresa semplice, complessi e ricchi come sono. Anche lo stesso Saleem de I figli della Mezzanotte dice "Per conoscermi, dovrete inghiottire un mondo". Ci sono infatti milioni di cose da dire, ma "lascio ai posteri l'ardua sentenza", perché tanta ricchezza può e deve entrare dentro solo attraverso la lettura diretta, che consiglio a cuore aperto.
Questa non è semplice scrittura di evasione. Quando scrive, Rushdie ha davvero qualcosa da dire, e la dice senza indugi, senza sotterfugi: attraverso quella che potrei definire una "penna tagliente", come lui definisce tagliente la lingua delle donne!
Rushdie ha davvero tanto da insegnare: non fatevelo sfuggire!


Per finire, vorrei fare i complimenti ai traduttori che hanno curato questi testi: Ettore Capriolo e Vincenzo Mantovani. Di solito il traduttore passa in secondo piano, anzi non viene considerato affatto. Be', sarà per la mia formazione linguistica, ma io do molto peso alla mano del traduttore, e leggere libri così ben tradotti, prose così naturali e scorrevoli che ti fanno dimenticare di essere di fronte a un testo non originale, fa davvero la differenza.
E poi... diciamolo apertamente: tradurre Rushdie non dev'essere stato per niente una passeggiata :P !








Simona





giovedì 19 giugno 2014

LE MILLE LUNE: Collezione Estate 2014 di Hanùl. Accessori dipinti a mano ispirati all'Oriente.

Cari lettori,

gli impegni di questo periodo non mi stanno permettendo di dedicarmi al blog, ma non potevo farmi sfuggire l'occasione di presentarvi la nuova collezione estiva di Hanùl, uscita in questi giorni.

Si chiama Le Mille Lune. Una collezione nella quale mi rispecchio appieno, perché c'è tutto quello che mi piace: colori forti, tanto oro, tanto Oriente, animali, caseggiati rustici e stilizzati...

Hanùl ha voluto fondere insieme Occidente e Oriente in questa collezione ricca di stile, eleganza, originalità, e un pizzico di stravaganza per le donne che amano osare di più.
Le Mille Lune è ciò che fa per voi se state cercando una Linea che dia colore e vivacità alla vostra estate!

Vorrei potervela descrivere meglio, ma come al solito, quando si parla di arte, credo sia impossibile racchiuderla in parole. Preferisco che a parlare siano le stesse immagini. Più di quanto vi direi io vi dirà certamente l'Arte che trapela dai colori, dalle pennellate, dai dettagli in miniatura, dall'originalità della creazione, dagli intarsi e dalle trame elaborate.

Come al solito vi seleziono alcune delle creazioni, e in fondo alla pagina vi lascio siti e link da cui è possibile visionare l'intera collezione!




BORSE










COLLANE












BRACCIALI







ORECCHINI












Come quando ci si stupisce ogni volta di fronte al mare, o a un tramonto, o alla luna piena, o al cielo stellato d'estate, o a un albero in fiore in primavera, come se non se ne fosse mai visto uno prima, io mi stupisco ogni volta come fosse la prima di quello che queste mani magiche riescono a elaborare!

E, da ormai assodata amante del mondo arabo, non potevo farmi sfuggire un paio di ARABESCHI ;)!


Ma questi sono solo alcuni dei tanti articoli che compongono la collezione!

Potete vedere la collezione per intero sul sito di Hanùl (dove troverete anche i prezzi)


oppure sfogliando il catalogo online


o, ancora, visitando la pagina Facebook



Inoltre non perdetevi assolutamente il fantastico video realizzato da  Malusa Grafic Design in occasione del lancio della collezione!




Fatemi sapere che cosa ne pensate!





A presto,
Simona






mercoledì 18 giugno 2014

Oltre l'Altrove, mostra d'arte contemporanea a Lecce: dal 23 al 30 Giugno.



IN COLLABORAZIONE CON G.A.I.A. ARTE.






GRAFFI DI PASSIONE

CHIARA MONTENERO



Poetessa e pittrice. Due modi di esprimere una passione bruciante. Due modi di esternare un desiderio ardente. 
Ed infatti, l’acuto osservatore non si lascerà sfuggire i graffi di passione che possono rintracciarsi nelle opere di Chiara Montenero.
Basta osservare l’opera che, a mio modo di vedere, costituisce la “fotografia” più nitida dell’anima vivace dell’artista. L’opera dallo sfondo grigio e tristemente uniforme, ma violentemente segnata da graffi di passione, che si presentano sia in rosso (la passione pura, indomita) che in nero (la religiosità e l’intensità del momento).
Del resto, già nella prima metà dell’ottocento (1830), il grande scrittore francese Stendhal con il suo Le Rouge et le noir ha tessuto una splendida trama narrativa su questi due colori, che si snoda attraverso le vicende umane del protagonista Julien Sorel, riconducendoci al significato più autentico di essi. 
Tuttavia, nella nostra pittrice quella che è solo in apparenza una stridente contrapposizione tra il rosso ed il nero finisce col risolversi in una meravigliosa armonia.
E ciò emerge anche dalle opere in cui si possono scorgere chiare forme geometriche, che giungono talora ad intersecarsi tra loro, creando interessanti condivisioni.
Ebbene, del tutto evidenti sono le grida di passione della pittrice, che fanno pensare a quelle della cantante Janis Joplin. 
Come del tutto evidente è il suo desiderio ardente di Vita, la sua bruciante passione di esistere, di “fare della propria vita un’opera d’arte” (cit. D’Annunzio, Oscar Wilde), lasciando traccia di sé in un mondo grigio e piatto, dove, pensando ad un’altra sua opera emblematica, le linee rette ed orizzontali imprigionano quelle oblique (più ballerine, divertenti ed imprevedibili).
“Nei versi, la poesia di Chiara Montenero è pervasa di dolore…”(cfr. Quasi una speranza di Irene Niosi). Ebbene, considerando che passione deriva dal latino pati, che significa soffrire, sopportare, si è naturalmente portati a ricondurre l’opera poetica e pittorica dell’artista ad un comune denominatore: la passione di vivere profondamente il suo tempo.
Perciò, l’artista rifiuta decisamente tutto il grigiore e l’appiattimento che derivano da un vita contrassegnata dalla quieta disperazione e dalla squallida rassegnazione. E, al contrario, graffia di passione il suo momento, poiché di quest’ultimo è profondamente innamorata.

Recensione a cura di Claudio Casalini, 
Presidente di Gaia Arte.









Simona



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