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Insegnante di inglese appassionata di scrittura e di fotografia e profondamente innamorata degli animali. Questo blog è un ampio rifugio in cui condivide passioni, letture, riflessioni, novità sui suoi libri e molto altro. INSTAGRAM: @simona_giorgino (profilo autrice), @photosfromthewind (profilo fotografico).

mercoledì 13 febbraio 2013

"Un segreto di famiglia": intervista a Ivonne Boscaino.


L'autrice che vi propongo oggi è Ivonne Boscaino
Ha scritto "Un segreto di famiglia", romanzo che ha ottenuto
riconoscimenti e commenti assolutamente positivi.
L'ho intervistata per voi 
ed ecco qui di seguito che cosa ci siamo dette!








Benvenuta Ivonne! Il libro di cui parliamo oggi è il primo romanzo da te pubblicato, dal titolo “Un segreto di famiglia”. A che genere letterario appartiene? Ci racconti un po’ la trama? 

Ivonne Boscaino
È difficile incastonare questo libro in un genere preciso. Diciamo che è una storia di famiglia, un po’ corale, che affronta una tema piuttosto attuale, vale a dire l’accettazione dell’omosessualità in una famiglia meridionale molto legata. Il romanzo racconta dell’esperienza di una giovane ragazza di nome Marta che, nel momento di una grave malattia della nonna, scopre l’esistenza di uno zio che non sapeva di avere. Zio che era stato appunto allontanato da casa nel momento in cui aveva dichiarato di essere omosessuale. Il romanzo si incentra, principalmente, sulle dolorose fratture di questa famiglia e sul tentativo faticoso di ricomporle nell’ottica della tolleranza. 

Che cosa speri di comunicare attraverso il titolo che hai scelto? Il romanzo, invece, quale messaggio contiene? 

Il titolo, ovviamente, vuole incentrarsi sull’abitudine di molte famiglie di nascondere tutto ciò che non è considerato accettabile e dignitoso. Un segreto, per l’appunto, uno scheletro nell’armadio. Anche io, comunque, alle volte mi chiedo quale sia il vero messaggio di questo libro perché ne ha diversi. Un invito alla tolleranza, senza dubbio. Come anche la realizzazione dell’inutilità di nascondere i segreti: prima o poi vengono a galla con tutto quello a cui sono legati. Sopra tutto ciò, però, il messaggio principale è che l’amore va sempre bene, non importa se le persone che lega sono dello stesso sesso o di sesso diverso, è la sincerità del sentimento che fa da discriminante. 

“Un segreto di famiglia” è il primo libro che hai scritto o ci sono state in precedenza altre prove letterarie? 

“Un segreto di famiglia” è stato il mio primo romanzo edito. In passato ho partecipato a una raccolta di racconto noir della Casa editrice Effequ intitolata “Matrimoni”. Ho poi scritto altre cose che però sono ancora nel cassetto. Per il futuro intendo cimentarmi nell’auto pubblicazione in Internet per provare a esplorare anche questo mondo. 

So che “Un segreto di famiglia” si è classificato primo al Premio Letterario Città di Castello e ti faccio i miei complimenti! Come mai la scelta di partecipare a un concorso letterario? E come mai proprio il Premio Letterario di Città di Castello? Insomma, raccontaci un po’ di questa esperienza! 

Non è stata una scelta fatta alla leggera. Come molti autori esordienti prima di arrivare al concorso letterario mi sono affannata a fare tanti pacchetti di fotocopie e a spedire la mia opera in giro a diverse case editrici. Con gli esiti che immagino tutti gli esordienti ben conoscono. Nella migliore delle ipotesi ti viene detto che non interessa, nella peggiore che se tra tre mesi non sai nulla, non interessa. Della prima trentina di case editrici che ho contattato ci sono state ovviamente quelle che hanno chiesto soldi in cambio di pubblicazioni ricevendo un “no, grazie!” come risposta. Una sola mi ha offerto un commento che, però, non mi ha dato molto né a livello umano né a livello letterario. A questo punto ho cominciato a sondare il mondo dei concorsi letterari cercando tra quelli che avevano giurie serie e che non erano il solito trucco del tipo “tu ci dai dei soldi, noi ti ficchiamo in un’antologia che fotocopieremo in unica copia”. Fatta questa prima scrematura, quelli che accettavano romanzi inediti erano veramente pochissimi. Il Premio Città di Castello era appunto uno di questi. Era una sfida perché rispetto alla stesura originale il romanzo andava tagliato di una quarantina di pagine, il che l’ha reso più scarno e decisamente più convincente. Quanto all’aver vinto, beh, quella è stata una sorpresa enorme anche per me. Quando mi hanno chiamato sapevo di essere nella selezione dei primi dieci. Poi sono rimasti solo i primi tre. E alla fine sono rimasta solo io. Un po’ sconvolta, molto incredula e incapace di spiccicare due parole in fila. Non ho mai osato risentire quello che ho detto mentre mi premiavano… 

Pensi che la vincita a un concorso, anche se piccolo, possa conferire ancora più valore a uno scritto? I tuoi lettori si dimostrano affascinati dal fatto che “Un segreto di famiglia” abbia anche vinto anche un concorso? 

Come detto sopra, dipende dal concorso. La Giuria della Sezione Narrativa del Premio Città di Castello ospita dei nomi importanti come Valerio Massimo Manfredi, Barbara Palombelli e Giovanni Bogani. Passare questo tipo di selezione garantisce comunque che un’opera abbia qualche merito. A livello di pubblico, però, non ha questa grande importanza. Certo attira, ma non è un fattore determinante per la promozione. 

Quali sono state le emozioni che ti hanno mosso nel corso della stesura di questo libro? Si tratta di un’opera completamente di fantasia o possiamo trovarci qualcosa di tuo fra le righe? 

Ti sfido a trovare un libro che tra le righe non abbia qualcosa del suo autore. Succede in tutti i libri. Questa storia, però, non è autobiografica. Potrebbe essere accaduta nella mia famiglia? Sì, senz’altro. Però, non è accaduta. Certo è una storia perfettamente verosimile. E sicuramente mi ha emozionato scriverla. La prima volta che l’ho fatto. Da quel punto in poi, da quando cioè inizia il lavoro di redazione vero è proprio, l’emozione è meglio lasciarla perdere in favore di un minimo di obbiettività e di un deciso abuso di grammatica e sintassi. Alla fine, più che emozionarti, il libro che scrivi deve arrivare a un certo punto, portando avanti certe convinzioni, trasmettendo quello che vuoi dire. Questo è il lavoro più faticoso di chi scrive. Poi, ovvio, l’emozione rimane. 

Ho notato che hai ricevuto dei commenti molto positivi sul tuo libro. Secondo te, che cos’è che i lettori apprezzano maggiormente in questa lettura? 

Più che secondo me, ti dico quello che hanno apprezzato loro di più: la delicatezza. In effetti su un tema come quello che ho scelto si possono fare le barricate, non ci vuole nulla a risultare volgari o offensivi. Io mi sono sempre sforzata di restare calma, di fornire modelli che fossero intensi, ma realizzabili. Ti faccio un esempio banale che cito spesso quando parlo di questo libro. A un signore di una certa età è capitato di leggere questo romanzo e in seguito mi ha parlato in maniera diffusa di quello che ha provato leggendolo. In primo luogo mi ha detto che non riusciva a staccarsi dal libro: l’ha finito in una nottata. Poi ha aggiunto che il mio libro gli aveva fatto cambiare idea, che fino a quel momento non aveva mai pensato che due uomini potessero amarsi e che aveva sempre giudicato l’omosessualità come una perversione legata al sesso e basta. La mia più grande conquista! 

In che modo ti stai muovendo per promuovere il tuo libro? Ti senti appoggiata dal tuo editore o ritieni di avere il carico maggiore sulle tue spalle per quello che concerne la promozione? 

Simona cara, questo è un tasto dolente. Ad essere sincera il mio editore non ha fatto quasi nulla per la promozione. All’inizio gliene ho fatto veementemente una colpa poi, però, mi sono resa conto che in Italia se non ti chiami Feltrinelli o Mondadori o Einaudi, non hai le forze per promuovere un libro come andrebbe effettivamente promosso, non hai le possibilità. E come sappiamo tutti, l’accesso a queste case editrici è complesso. Molte, ormai, lavorano solo con le agenzie letterarie come tramite e questo impone spese che un giovane esordiente non è quasi mai in grado di sostenere. Certo, il mio editore avrebbe potuto facilmente fare qualcosa di più, ma il mio caso è simile a quello di molti altri. All’inizio ho seguito dei modelli promozionali classici, con presentazioni in librerie et similia. Ora mi sto muovendo principalmente in rete (con la speranza di realizzare presto un’edizione ebook del mio romanzo) e devo dire che è un modo di fare promozione veramente affascinante. Ti porta a conoscere la gente più diversa, come ne l nostro caso, per esempio. 

In questo momento stai scrivendo un nuovo romanzo o comunque hai intenzione di scrivere ancora? 

Io scrivo sempre. Tutti i giorni. Cinque pagine al giorno. Anche se poi finiscono nel cestino, virtuale o no. La scrittura è un atto fisico oltre che mentale. Richiede esercizio costante. Ci sono già due romanzi pronti nel cassetto e tanti file nel mio pc che meriterebbero una cura più attenta da parte mia, ad avere tempo. D’altronde chi scrive lo sa, è come una malattia dalla quale non si guarisce mai: non si può fare a meno di raccontare. 

Grazie per essere stata con noi, è stato un vero piacere! 

Ringrazio te per lo spazio che mi hai tanto cortesemente dedicato. 



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Per info e contatti:





Simona





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Per rispondere a un'intervista, scrivimi: alamuna@gmail.com


2 commenti:

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