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"Non sono mica Marchionne", di Francesco Piccerillo.
Una domenica di Marzo, Alfredo, giacca, Nike e camicia, passeggia per il centro con i raggi del sole filtrati dagli alberi secolari, abbassa lo sguardo e nell’edicola all’angolo legge un annuncio, a caratteri grossi e verdi, di un giornale nazionale: “industria casertana assume impiegati”. Alfredo cerca proprio il motivo per festeggiare il suo cinquecentesimo curriculum inviato. Torna a casa, col sorriso amaro in viso di chi sa già come può finire, ma invia lo stesso il CV . Tempo due giorni e la Rispo S.p.a. convoca Alfredo per un colloquio. Puntualissimo, giacca della domenica, valigetta nera di pelle e Nike, come un marchio. Sale in ufficio, piccolo, con mobili scuri e moderni e sulla scrivania d’acciaio e vetro Alfredo nota un quotidiano, quello con le pagine arancione chiarissimo. Il direttore delle Risorse Umane, in abito scuro e cravatta da matrimonio di colore lilla senza senso, gli parla subito del giornale, si lamenta dei dipendenti pubblici viziati, dei dipendenti “a tempo determinato” non realisti, dei collaboratori che se la cercano. Alfredo la pensa proprio come lui, fino a che un particolare, anzi tre, sfuggono al direttore con le Tod’s nuove nuove, il figlio lavora al comune, la moglie è una professoressa e la sorella impiegata alle poste. Alfredo dopo poco tempo è già nella sua auto con lo stereo che parla e lui che pensa. Dopo alcuni giorni, nella sua stanza con le pareti nere e l’armadio con le sue scritte, legge la mail, la Rispo s.p.a. non lo prende. Forse l’espressione “minchia” dopo il terzo parente “statale” era meglio non dirla. Ma no, sicuramente alla Rispo s.p.a. ora c’è uno più preparato di lui, Alfredo non è mica Marchionne, anche se per quella mansione basta uno “statale”.
Francesco Piccerillo
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