Per l'iniziativa "Invia il tuo racconto!",
ecco un racconto di Sabrina Longobardi.
24 gradi almeno, maglietta bianca, nuova che profuma di pulito e i pantaloncini blu da calcio, una, forse due taglie in più. Ti aspetto mezz’ora, poi un’ora, poi arrivi. Sei bello, più bello di come mi ero immaginata.
Più bello di come ti ricordavo. Hai gli occhi nero pece e i polpastrelli freddi. Cos’hai portato? Sono brioches? Marmellata di arance, non mi piace. Ti dico di sì, perché tu sì, tu mi piaci. Ho sentito il tuo braccio sfiorare il mio. Hai sentito la collisione delle particelle? Io sì. Ti racconto tutto da capo se vuoi. Devo. E’ la prima volta che ti ho qui con me. La tua voce è strana, la mia dici che ti piace. Che è da donna. La tua mano sulla mia mi potrebbe far parlare all’infinito, lo sai? Mi sento come se potessi anch’io mollare tutto come stai per fare tu. Che ore sono? E’ passato tanto tempo? Beviamo un tè verde che poi è ora. Prendi il bus, passa dopo il treno. Voglio altri 20 minuti.
Mi conosci da così poco, non puoi già addormentarti su di me. Cioè puoi, va bene. Rimani finché puoi. Vado, vai. Lo zaino. Come? Non vorrai dimenticare lo zaino. Mi abbracci? Certo che ti abbraccio. Prima forte, poi di più. Non mi guardare con quegli occhi. Non mi sfiorare il naso con il tuo. Lo sai, non posso baciarti. E poi te ne vai per sempre. Ciao. Ok, Ciao.
L’aereo parte domani mattina alle 6. Le 6 in punto? Punto o non in punto, cosa te ne importa? Sono sempre le 6. Sono ancora 10 ore a domani. Ho voglia di rivederti. Anch’io. Anzi no. No, meglio di no. Sì, sì vieni. Perché hai portato anche la tua smorfia? Ma come un disegno. Non mi merito un disegno. Dai, spogliati. Non esiste. Sono un artista. Artista, artista, artista, ok. Ma mi vergogno. Fai veloce. No piano, però guardami poco. Non essere stupida.
E’ tardi, dormiamo un po’. Sto sul divano. Letto, divano, letto. Solo vicini. Solo abbracciati. Solo carezze. Le tue mani tra i miei capelli. Sei bellissima. No, arrossisco. Ma è buio pesto, meglio così. Lì no, lo sai, mi piace. Respiriamo insieme. Mi stai baciando. Basta, fermiamoci qui.
Un’ora. Hai messo la sveglia? Sì. Non voglio che suoni. Suonerà.
Sei sveglia?
Almeno non con tutta questa passione. Ti ho graffiato. Non importa. Sì, importa. Il segno. Cosa? Dove? Il segno sul collo. Posso fare una doccia? Sì. Il mio accappatoio ti sta piccolo. Ha i fiori. Sei buffo.
Baciarti alla luce è tutta un’altra cosa.
Fa freddo. E’ quasi l’alba. Cammina veloce. La valigie pesano. Ci salutiamo ora? Io vado di qui. Arrivederci.
Stai bene? No, sì.
Ora sì.
Sabrina Longobardi
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