Un motorino vecchio, mezzo scassato, una marmitta rumorosa, un ragazzo con la barba ed una sigaretta alla bocca. Ha appena parcheggiato e lo vedi guardarsi intorno. I capelli spettinati lasciano intravedere uno spazio bianco di cuoio capelluto. Sembra che si sia appena alzato da un letto e non abbia neanche avuto il gusto di pettinarsi. Indossa un maglione deforme, grigio, su un paio di jeans strappati, e sul volto una cicatrice, piccola ma visibile, e un sorriso a malapena abbozzato. Ha tutta l’aria di essere sereno, o forse è solo indifferente. Indifferente agli stimoli vitali, indifferente alla gente che gli è intorno, indifferente al suo motorino parcheggiato male. Lo vedi guardarsi intorno, la piazza è piena di gente, tutti ben vestiti, cani ben pettinati al guinzaglio guidati da padroni attenti e affettuosi, ragazzine nelle loro gonne tutte uguali, mariti che nascondono le loro fedi alla ricerca di avventure da sabato sera, bambini eccitati sull’elefantino elettrico. Lui indifferente ad ogni stimolo. Non c’è niente che colpisca la sua attenzione, niente che lo riporti alla realtà. Sembra estasiato, fuori del comune i suoi atteggiamenti apparentemente calmi, strano perfino il suo modo di camminare. Ha l’aria di uno a cui non importa niente di niente, ha l’aria di chi non può permettersi di pensare come gli altri, di fare quello che fanno gli altri, ha l’aria di uno che vive in un mondo a parte, in una dimensione parallela. Ha l’aria di chi ha perduto qualcosa. Forse il contatto con la realtà. Gli altri sono solo gli altri. Niente di più, niente di meno. Lui, non sa neanche chi è lui. Uno di quegli altri, senza dubbio, ma diverso, uno che sa quello che vuole e non gli importa se sia qualcosa che agli altri possa non andare bene. Infondo ognuno è solo con se stesso. Nessuno ti dà niente. Se lo dice sempre, nessuno ti dà niente, a meno ché non paghi. Si perde in mezzo alla folla, sembra che stia puntando qualcuno, invece punta una pattumiera dove butta il mozzicone della sua sigaretta, un gesto inconscio, sicuramente se qualcuno gli chiedesse cosa ha fatto un secondo addietro non ricorderebbe neanche d’aver buttato il mozzicone di sigaretta in una pattumiera. E’ perso tra i suoi pensieri e non si muove dalla piazza. Dopo qualche minuto sembra ovvio che stia aspettando qualcuno. Inizia ad agitarsi, guarda l’orologio, si infila le mani nelle tasche dei jeans, sfregandosele sulla stoffa interna e facendo una smorfia di disappunto come se ci fosse qualcuno lì con lui. Lo vedi all’improvviso scomparire dietro una stradina, allontanandosi dalla piazza e dalla gente, lasciando il suo motorino parcheggiato male, raggiunge un tipo appena arrivato che gli passa qualcosa tra le mani, con un gesto di superiorità, di calma assoluta, di autocontrollo. Qualcuno gli ha dato qualcosa e lui ha pagato. Torna al motorino, senza guardarsi intorno. Non vede nessuno e nessuno lo vede. E’ un altro in mezzo a tanti altri. Il rumore del motorino che riparte forse sì, avrà attirato l’attenzione di qualcuno, ma una volta scomparso dietro la curva che porta lontano dalla piazza, diventa solo uno dei tanti rumori di questo sabato sera: motorini che si allontanano, voci di donne e uomini, urla di bambini, abbai di cani ben pettinati.
S. Giorgino
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