Corsero, corsero per tutta la pineta finché si sentirono stanchi. Sembravano le corse e i giochi di due ragazzini mai cresciuti. L’odore dei pini freschi si espandeva nell’aria estiva, il rumore del mare giungeva dolce ai loro orecchi, ora che si erano fermati ad ascoltare. “Senti, il mare”, le aveva detto lui. Lei non aveva risposto, continuando ad ascoltare con gli orecchi tesi, come quando si cerca di percepire un rumore lontano di cui non si può indovinare la fonte. Ma il mare era lì, da qualche parte, non sapevano dove precisamente, ma sapevano che era lì e che sarebbe stato la loro prossima meta.
Lei si era posizionata sul tronco di un pino così curvo da potercisi sedere. Cercava di addomesticare i capelli lunghi, ma erano continuamente mossi dal vento, così come la sua veste di lino, bianca, che ondeggiava sulle gambe lisce e ambrate. Sorrise e con il suo sorriso le si illuminarono gli occhi, mentre cercava di dirigere il suo sguardo verso di lui, attraverso un fascio di luce intenso che penetrava dai rami degli alberi. “Così sei perfetta”, disse lui, ricambiandole lo sguardo. Si, era bella. Aveva gli occhi sorridenti, la bocca rossa sembrava una rosa appena sbocciata. La bretellina della sua veste si era abbassata sulla spalla, scivolando giù, fino a raggiungere il seno morbido e vellutato. “Lasciala così, sei perfetta”, disse di nuovo lui, per impedirle di tirarla su. Il sole giocava con lei, quando il vento muoveva i rami folti e disegnava figure di ombre e di luce sulla sua pelle di seta. Luccicava al sole un braccialetto che aveva legato intorno alla caviglia delicata. “Perfetta, ferma così”. Lui aveva già sistemato la sua macchina fotografica. Si era fermato solo un momento ancora ad ammirarla dal vivo, poi l’aveva catturata per sempre in uno scatto. Negli occhi di lei quello strano imbarazzo di essere bella, negli occhi di lui il desiderio di averla.
Si muovevano adesso alla volta del mare, cercandolo al di là dei pini e dei cespugli, ascoltando il rumore delle onde infrangersi sul bagnasciuga per indovinare da quale parte si trovasse. Correvano di nuovo a perdifiato, fendendo il vento che si scontrava con i loro volti sudati, mentre solo i pini stavano ad osservare quelle corse sfrenate, piene di passione, a cercarsi l’un l’altro, a rincorrersi come fossero ragazzini, e tra gli alberi si spandevano come echi le loro allegre risate, e le grida. Corsero, corsero finché lo videro, il mare. Una sconfinata distesa azzurra che luccicava al sole e diventava tutt’una con il cielo, all’orizzonte. Stremati si lasciarono andare, sdraiandosi sulla sabbia, e granelli nei vestiti, nei sandali, tra i capelli. Respiravano l’immensità di cui erano partecipi, mentre il corpo di lui sfiorava il corpo di lei. Lui prese la macchina fotografica e la catturò di nuovo, in mille altre pose. Mille altri scatti per godere sempre, in ogni istante lo desiderasse, di lei e di quella sua bellezza che si confondeva con tutte le altre bellezze intorno a loro. Era così bella che si confondeva con il sole, con la sabbia dorata, con il mare, con il cielo, si confondeva con l’immenso.
S. Giorgino
Al momento, questo è il mio preferito!
RispondiEliminaSi ha la sensazione di poterli visualizzare quegli scatti!
Bien bien!
RispondiEliminaE io che credevo che questo fosse troppo "patetico" e "romantico". Però... ogni tanto un pò di sdolcinerie varie fanno pure bene e, chissà com'è, finiscono sempre per essere apprezzate!
Grazie Brett ;-)!