Scritta scorrevole

"Go as far as you can see, when you get there, you'll be able to see further" (T. Carlyle)

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Insegnante di inglese appassionata di scrittura e di fotografia e profondamente innamorata degli animali. Questo blog è un ampio rifugio in cui condivide passioni, letture, riflessioni, novità sui suoi libri e molto altro. INSTAGRAM: @simona_giorgino (profilo autrice), @photosfromthewind (profilo fotografico).

lunedì 9 settembre 2013

Da un'intervista su "Quel ridicolo pensiero": un po' di me.

Per chi avesse voglia di curiosare 
e di sapere qualcosa su di me, su "Quel ridicolo pensiero"
e sul mio rapporto con la scrittura, 
ecco un paio di domande dall'intervista che mi ha fatto Teresa di Gaetano di recente. 




Parliamo ora un po’ di scrittura, sveliamo quindi qualche tua piccola curiosità. Allora, in genere come ti piace scrivere le tue storie: con la cara e vecchia penna (intramontabile) oppure direttamente al pc? Quando inizi a scrivere una storia parti da una semplice idea che hai annotato da qualche parte, oppure ti crei degli schemi fissi e delle schede-personaggio? In genere, cosa o chi ti ispira una nuova storia: un libro, un autore, una musica, sogni, etc.? Preferisci scrivere in tutta tranquillità, quindi nel silenzio, magari la sera, oppure quando hai un momento libero? Lo studio in qualche modo ti toglie un po’ di tempo alla scrittura, o riesci sempre a ritagliarti i tuoi spazi di scrittura? Ordine sul tavolo di scrittura o disordine, perché si sa nel caos si trova tutto?

Ho appeso la penna al chiodo già da un po’ e l’ho sostituita con la tastiera. Purtroppo è così, sebbene io sia una grandissima appassionata di penne (è vero, debbo comprarmene in abbondanza!) mi ritrovo comunque sempre a scrivere sul PC. Scrivo poesie, racconti e romanzi tutti sul computer, avendo l’accortezza di salvare su Hard-disk o chiavette varie, assegnando alla penna tradizionale compiti meno impegnativi.
Per quanto riguarda il modo in cui scrivo e invento le mie storie, finora non mi è mai capitato di farmi degli schemi, di partire da appunti o di sviluppare una trama che mi sono imposta in precedenza. Semplicemente inizio a scrivere, spesso non sapendo dove andrò a finire. I personaggi si creano da sé, così come la storia, gli episodi, gli ambienti, i caratteri. Mi piace particolarmente questo procedere “alla cieca”, spesso ne so meno degli stessi personaggi, è come se fossero loro a guidare me! Al massimo posso essermi fatta una vaga idea di che cosa vorrei che accadesse, ma è possibile che poi le cose vadano diversamente e che quella prima idea non sia più realizzabile.
Che cosa ispira le mie storie? Pensieri improvvisi, incontri, eventi di vita, insomma nella maggior parte dei casi vengo ispirata da quello che avviene intorno a me, da cose che vedo io stessa e che mi fanno pensare, da emozioni particolari che sto vivendo in un determinato momento.
Qual è il momento della giornata che preferisco per scrivere: non ne ho uno in particolare, può essere di giorno o di sera senza alcuna differenza, l’importante è però stare da sola, il silenzio effettivamente è utile, è un supporto alla mia concentrazione e alla mia ispirazione, rumori, tv o radio accese spesso mi distraggono.
Per quanto riguarda scrittura e studio, ho sempre studiato scrivendo o scritto studiando :P, cioè il fatto che io avessi degli esami da preparare non mi fermava dallo scrivere, quando avevo voglia di scrivere scrivevo e basta. Ho scritto entrambi i miei libri durante l’Università, quindi ne è una prova. Negli ultimi mesi, invece, avendo avuto da sostenere gli ultimi esami prima della laurea che avverrà fra poco tempo, ho dovuto prendere una decisione drastica: ho messo da parte la scrittura e mi sono dedicata al 100% agli ultimi esami. Mi conosco, infatti: quando l’ispirazione mi prende, quando incomincio un libro, parto in picchiata e non riesce a fermarmi più nessuno, mi dedico anima e corpo solo a quello. Non era una cosa che potevo permettermi, il tempo stringeva e avevo ancora molti esami da concludere, così ho dovuto sacrificare la mia ispirazione per alcuni mesi – interminabili! – e, dato l’ultimo esame, la prima cosa che ho fatto è abbastanza intuibile, vero? Mi sono messa a scrivere un nuovo romanzo (alternandolo alla tesi!) e, procedendo come un fiume in piena, sta già finendo.
Ordine sul tavolo di scrittura? Mmm, be’, se tavolo sta a penna, forse desktop sta a tastiera? Il mio tavolo tutto sommato è ordinato, il mio desktop… decisamente un po’ di meno (ma in mezzo a tutta quella confusione, effettivamente so sempre dove trovare il file con su la dicitura “nuovo romanzo”)!


La protagonista della storia è Carina, una ragazza che apparentemente ha tutto dalla vita, in particolare un ragazzo che l’ama. Ma poi accade qualcosa: qualcuno si insinua nella sua mente. Quindi, tu in questo libro hai affrontato il tema “del logorio interiore”, quel logorio che ti attanaglia la mente e a volte impedisce di vivere appieno la felicità?

Sì, in un certo senso è così, anche se nel caso di Carina, il logorio per un “ingresso inaspettato” non è dovuto tanto all’ingresso in sé e per sé, quanto al fatto che questo “ingresso”, questa nuova persona, sembra essere il frutto del destino. Carina si sente frastornata dal fatto di non conoscere la risposta: e se il destino mi avesse mandato un grande segno e io lo stessi ignorando? Fortunatamente avrà modo di fare chiarezza dentro di sé, e di capire che il destino è quello che ci si crea, non quello che ci accade passivamente. 


Per leggere tutta l'intervista, cliccate qui! ;)





Simona



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