Dopo queste deludentissime elezioni, dopo aver messo su la prima lavatrice della giornata e dopo essermi ricordata di avere delle cose da sbrigare e aver appurato che si è ormai fatto troppo tardi per recuperare, eccomi qui a scrivere qualcosa per il blog.
È di un libro che oggi vi voglio parlare, un libro che ho letto un po' di tempo fa, ma di cui - per i miei impegni universitari che ormai conoscete tutti - non ho potuto parlare prima.
Ho anche intervistato l'autore il mese scorso, e oggi invece vorrei parlarvi del suo libro, "Brezze Moderne", di Pietro De Bonis. Si tratta di una raccolta di versi, aforismi e riflessioni, scritti con una naturalezza e una spontaneità che sono state certamente le prime caratteristiche a colpirmi. Mi è piaciuto moltissimo, e non si tratta della solita raccolta poetica che non arriva agli altri.
Per chi non lo sapesse, io sono molto affascinata anche dalla Poesia. Ne ho scritte, ho una raccolta inedita con più di un centinaio di poesie chiusa in una cartella di computer, quando ho l'ispirazione giusta continuo a scriverne, ne leggo volentieri, mi piace lasciarmi trasportare dalla bellezza e dalla morbidezza di qualche verso. Ma penso anche che la poesia sia molto più ermetica di un romanzo o di un racconto: c'è bisogno di sforzo per comprenderla, e anzi, non la si comprende mai del tutto. Dinnanzi a una poesia, mantengo sempre quell'atteggiamento di incertezza tipico di chi non vuole avere la presunzione di aver afferrato il punto, perché più di un racconto, la poesia mi sembra un rifugio istantaneo nel quale si nasconde l'autore, solo e soltanto lui in tutta la sua interiorità, lasciando spesso e volentieri tutti gli altri al di fuori. Mi mantengo sempre distante da una poesia, la tratto con riverenza, con rispetto, pensando di non poter essere mai in grado di comprenderla fino in fondo.
Pietro De Bonis |
Ecco, Brezze Moderne non mi ha fatto cambiare idea su questo versante, ma mi ha decisamente aperto una nuova strada: quella della poesia che, invece, è in grado di essere un po' di tutti. Ne concludo, quindi, che quella di Pietro non è una poesia ermetica dietro alla quale si nasconde un animo che non vuole parlare di sé e che non vuole comunicare agli altri. La poesia di Pietro, al contrario, arriva, arriva dritta e pungente, ed è tua, è mia, è di chiunque, non è solo di Pietro che l'ha scritta. Questo è quello che ho maggiormente apprezzato di quest'opera, questa capacità di differenziarsi dalla Poesia in generale, questo "essere poesia che non è proprio poesia", questo suo squisito carattere dalla natura indecifrabile. D'altronde, mi ricordo che neppure Pietro ama categorizzare i suoi versi. Quando ci si riferisce alla sua opera usando la parola Poesia, lui risponde: "Non dire Poesia, dì semplicemente Scrittura". È vero: lui scrive, e quando scrive lo fa in una maniera così scorrevole, naturale, spontanea, umana, che alla fine diventa difficile, forse impossibile, inserire la sua Scrittura in una categoria precisa.
I versi di Pietro mi sono sembrati naturali e genuini, una penna scorrevole, a volte perfino rapidissima, come rapidissima sa essere un'emozione che istantaneamente ti entra dentro. Una scrittura che con la stessa rapidità ti tocca il cuore.
Simona
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