Scritta scorrevole

"Go as far as you can see, when you get there, you'll be able to see further" (T. Carlyle)

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Insegnante di inglese appassionata di scrittura e di fotografia e profondamente innamorata degli animali. Questo blog è un ampio rifugio in cui condivide passioni, letture, riflessioni, novità sui suoi libri e molto altro. INSTAGRAM: @simona_giorgino (profilo autrice), @photosfromthewind (profilo fotografico).

martedì 22 ottobre 2013

RACCONTO: Un racconto di Sabrina Longobardi.

Per l'iniziativa "Invia il tuo racconto!", 
ecco un racconto di Sabrina Longobardi.




24 gradi almeno, maglietta bianca, nuova che profuma di pulito e i pantaloncini blu da calcio, una, forse due taglie in più. Ti aspetto mezz’ora, poi un’ora, poi arrivi. Sei bello, più bello di come mi ero immaginata.

Più bello di come ti ricordavo. Hai gli occhi nero pece e i polpastrelli freddi. Cos’hai portato? Sono brioches? Marmellata di arance, non mi piace. Ti dico di sì, perché tu sì, tu mi piaci. Ho sentito il tuo braccio sfiorare il mio. Hai sentito la collisione delle particelle? Io sì. Ti racconto tutto da capo se vuoi. Devo. E’ la prima volta che ti ho qui con me. La tua voce è strana, la mia dici che ti piace. Che è da donna. La tua mano sulla mia mi potrebbe far parlare all’infinito, lo sai? Mi sento come se potessi anch’io mollare tutto come stai per fare tu. Che ore sono? E’ passato tanto tempo? Beviamo un tè verde che poi è ora. Prendi il bus, passa dopo il treno. Voglio altri 20 minuti.

Mi conosci da così poco, non puoi già addormentarti su di me. Cioè puoi, va bene. Rimani finché puoi. Vado, vai. Lo zaino. Come? Non vorrai dimenticare lo zaino. Mi abbracci? Certo che ti abbraccio. Prima forte, poi di più. Non mi guardare con quegli occhi. Non mi sfiorare il naso con il tuo. Lo sai, non posso baciarti. E poi te ne vai per sempre. Ciao. Ok, Ciao.

L’aereo parte domani mattina alle 6. Le 6 in punto? Punto o non in punto, cosa te ne importa? Sono sempre le 6. Sono ancora 10 ore a domani. Ho voglia di rivederti. Anch’io. Anzi no. No, meglio di no. Sì, sì vieni. Perché hai portato anche la tua smorfia? Ma come un disegno. Non mi merito un disegno. Dai, spogliati. Non esiste. Sono un artista. Artista, artista, artista, ok. Ma mi vergogno. Fai veloce. No piano, però guardami poco. Non essere stupida.

E’ tardi, dormiamo un po’. Sto sul divano. Letto, divano, letto. Solo vicini. Solo abbracciati. Solo carezze. Le tue mani tra i miei capelli. Sei bellissima. No, arrossisco. Ma è buio pesto, meglio così. Lì no, lo sai, mi piace. Respiriamo insieme. Mi stai baciando. Basta, fermiamoci qui.

Un’ora. Hai messo la sveglia? Sì. Non voglio che suoni. Suonerà.

Sei sveglia?

Almeno non con tutta questa passione. Ti ho graffiato. Non importa. Sì, importa. Il segno. Cosa? Dove? Il segno sul collo. Posso fare una doccia? Sì. Il mio accappatoio ti sta piccolo. Ha i fiori. Sei buffo.

Baciarti alla luce è tutta un’altra cosa.

Fa freddo. E’ quasi l’alba. Cammina veloce. La valigie pesano. Ci salutiamo ora? Io vado di qui. Arrivederci.

Stai bene? No, sì.

Ora sì.


Sabrina Longobardi






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Se anche tu vuoi vedere il tuo racconto pubblicato su questo blog,



lunedì 21 ottobre 2013

"I racconti depennati", di Annarita Faggioni: intervista all'autrice.


Oggi vi presento Annarita Faggioni
laureata in Lettere e Cultura del Territorio 
e amministratrice del sito Il piacere di scrivere.
In questa intervista ci parla della sua ultima pubblicazione,
I racconti depennati.




Benvenuta nel mio blog, Annarita. Hai pubblicato di recente “I racconti depennati”, una raccolta che affronta temi importanti, come l’eutanasia, la situazione dei giovani laureati, il femminicidio. Che cosa ti spinge a scrivere di queste tematiche sociali?

Annarita Faggioni
Grazie per l’accoglienza. Le tematiche sociali sono solo l’inizio del libro: si tratta di affrontare temi sempre più complessi man mano che si sfogliano le pagine. Per questo si parte dai problemi quotidiani per arrivare poi alle tematiche più astratte (fino al mondo utopico di “Un gioco di pedine”). Si parte dal vicino per arrivare al lontano.
L’autore deve stare molto attento quando parla di sociale e deve cercare di non basare la sua fortuna sfruttando il fatto di cronaca, cosa che purtroppo accade sulla pelle delle vittime: si finge una solidarietà ipocrita, ma poi ci si dimentica poco dopo.
Se si vogliono davvero affrontare i temi sociali in chiave letteraria, si deve cominciare a parlare quando i riflettori stanno per spegnersi, oppure quando non sono ancora accesi. Il mio racconto sul femminicidio, “Con l’occhio della violenza” nasce nel 2007, in tempi non sospetti.

Nella sinossi del libro accenni al fatto che i racconti inseriti in questa raccolta hanno partecipato a diversi concorsi letterari, ma non sono risultati vincitori. Ci racconti questa esperienza? Inoltre, perché hai deciso di accennare volutamente al fatto che siano stati scartati?

Racconto brevemente la mia esperienza, così come può essere quella di qualsiasi autore. Anni fa pensavo che i concorsi letterari servissero per migliorare la scrittura degli autori partecipanti. Mi sbagliavo di grosso, ma l’ho capito solo con la mia attività di blogger con Il Piacere di Scrivere.
Mi sono trovata nella situazione in cui le stesse persone che mi chiedevano di pubblicizzare le loro attività con la mia penna avevano scartato i racconti che avevo scritto. Ora, un post non è un racconto, ma dire che una persona è incoerente quando scrive e poi chiedere di pubblicizzare quello che si fa alla stessa persona…
Pochi sanno che i racconti depennati ai concorsi non possono più essere utilizzati in altre competizioni e vengono accettati dalle case editrici se non in casi eccezionali e rarissimi. Questa è la morte di qualsiasi personaggio, perché si impedisce che il testo venga letto nei fatti, non a parole.
Così ho deciso di capire dove e come stessi sbagliando. Mi sono messa in gioco segnalando i concorsi gratuiti che ritenevo seri, partecipando alle discussioni dei forum di settore, cercando “alla copywriter” di capire come le giurie incidevano sui loro giudizi, visto che la voce “Giudizio Insindacabile” impedisce oggi all’autore di capire le motivazioni.
Ho organizzato miei concorsi con il blog e ho accettato di far parte di una giuria per il concorso letterario organizzato da Un Foglio di Storia, per vedere entrambi i lati prima di giudicare.
In questi casi è normale che io abbia scartato dei testi e privilegiato altri, ma chiunque può contattarmi per chiedere i motivi delle mie scelte, anche se anch’io sono stata costretta a mettere la fatidica voce. Nei concorsi letterari altrui questo non è possibile. In più, oggi alcuni che promuovono concorsi gratuiti passano ai cosiddetti “Concorsi con quota”, anche prima che vengano decisi i vincitori della tornata precedente…
Ho deciso di parlarne nel testo per due motivi:
1) “I racconti depennati” sono una raccolta che sarebbe potuta nascere dalla penna di qualsiasi autore esordiente, perché ognuno di noi ha un racconto o una poesia messa al bando per qualsiasi motivo. Voglio sapere se ciò che ho scritto possa albergare nel cuore di un lettore o no.
2) Si deve prendere coscienza che il mondo editoriale è cambiato e non dipende più dai concorsi. Non è il concorso letterario a permettere la lettura del nostro racconto e le giurie spesso non hanno un referente letterario (oppure non ci sono i nomi dei giurati): quindi, il concorso letterario deve avere la funzione di migliorare la scrittura degli autori che si mettono in gioco con un giudizio, sì insindacabile, ma chiaro. Altrimenti è un modo come un altro per fare soldi/ farsi pubblicità.

Nella sinossi accenni anche al fatto che i grandi temi da te affrontati si accompagnano a una scrittura semplice e leggera: da che cosa è caratterizzata la tua scrittura? Come descriveresti il tuo stile?

Prediligo le parole comuni a quelle altisonanti. Me lo ha insegnato Montale e non solo a me. Ascolto la mia fantasia e non le mode letterarie. Me lo ha insegnato Rodari e non l’ha lasciato in eredità solo a me. Il mio stile non ha ancora una maturazione tale da poterlo descrivere, sarà il tempo e la filologia a dire come scrivo. La mia aspirazione è di avvicinare la mia scrittura a quello che racconto: in questo è racchiusa la sua semplicità e spero che il lettore lo apprezzi.

Il libro è disponibile solo in versione digitale. Qual è il tuo rapporto con gli e-Book e quale credi sia quello del pubblico, in generale?

L’e-book è la croce e la delizia dell’Italia, la norma nel resto del mondo. Rappresenta quanto siamo indietro. L’e-book è l’occasione più economica che l’autore ha per emergere da solo e che l’editore ha per iniziare la sua attività. Si tratta di un nuovo modo di approcciarsi al lettore con ipertesti tipici del mondo del Web, come ho avuto modo di parlare sul Forum GT. Il pubblico è il più variegato possibile e ama la letteratura che dia di più rispetto a quello che si trova in libreria. Per questo, l’e-book è il futuro di un libro che ha mandato all’aria le “tendenze” e i “bestsellers annunciati”.

Nelle tue aspirazioni c’è anche l’idea di scrivere un romanzo, o pensi che resterai fedele al racconto breve?

La mia scrittura va “a ispirazione”: poesie, racconti o romanzi non importa. Alcuni dei “Racconti depennati” sono già nella mia testa sotto forma di romanzo, ma devo prima sapere se il mio modo di scrivere piace al lettore, altrimenti sono alberi sprecati come quelli di Moccia...

Scrivi anche poesie. Nel 2011 hai pubblicato la raccolta poetica “Canto D’Inverno”. Che cosa ti spinge a scrivere una poesia? Com’è stata l’esperienza della tua prima pubblicazione? Hai trovato un pubblico interessato alla poesia?

"A ispirazione”: sento una poesia dentro, la scrivo. Punto. La mia prima pubblicazione (sempre in self-publishing, ma in cartaceo) è stata una gioia immensa per me. Qualche numero: 60 copie vendute, tantissime persone che hanno riscoperto la poesia grazie alla mia scrittura e 3 conferenze nella mia città. Il pubblico è interessato al nuovo, soprattutto a ciò che non riesce a immaginare da solo. Ama la poesia, proprio perché lo rappresenta pur non conoscendolo. E smettiamo di parlare del pubblico! Non c’è pubblico, ci sono persone innamorate della vita che vogliono dare alle proprie emozioni quel qualcosa in più che solo i versi di un poeta sanno dare.

Ci lasci qualche link dove possiamo raggiungerti e leggere qualcosa di tuo, incluso quello per il download dell’e-Book?

Il libro uscirà il 21 Ottobre su http://www.bookolico.com/. Per leggere qualcosa di mio (e di altri autori, visto che il blog è a disposizione della nuova letteratura), basta andare sul Piacere di Scrivere e sulle relative pagine Facebook (c’è anche Come fare letteratura, dove raccolgo i riscontri sul libro), Twitter e Google Plus.

In bocca al lupo per tutto, a presto!

Buona lettura e grazie a te per lo spazio che mi hai dedicato :)






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Per rispondere a un'intervista, scrivimi: alamuna@gmail.com

giovedì 17 ottobre 2013

"Il profumo del sud", di Linda Bertasi: intervista all'autrice.

Oggi conosciamo Linda Bertasi, già autrice di tre romanzi.
In questa intervista ci parla in particolare dell'ultimo,
Il profumo del sud,
pubblicato dalla Butterfly Edizioni
lo scorso maggio.
Ecco che cosa ci siamo dette!






Benvenuta nel mio blog, Linda! Vogliamo presentare ai lettori il tuo ultimo libro, “Il profumo del sud”, pubblicato di recente dalla Butterfly Edizioni. Da che cosa nasce? Ce ne vuoi parlare brevemente?

Linda Bertasi
“Il profumo del sud” è fondamentalmente una storia d’amore ambientata durante la guerra di secessione americana. E’ la storia di una donna, Anita, che, venuta a conoscenza di uno scomodo passato, decide di abbandonare gli agi e il lusso per ricominciare nel Nuovo Mondo. Qui si troverà di fronte una realtà completamente inaspettata fatta di soprusi, di distinzioni sociali, di eroi e codardi. E si innamorerà di una terra dai profumi indimenticabili.
L’idea per questo romanzo è dentro di me da che mi ricordo, sono una grande appassionata di storia e la guerra di secessione americana mi ha sempre appassionato. Per scrivere questo romanzo ho impiegato un anno tra stesura e ricerca, tutto quello che troverete è documentato fatta eccezione per i personaggi.


Qual è il messaggio che vorresti comunicare con il tuo romanzo?

Il mio è un romanzo che parla di donne impavide, che non hanno paura di lottare per i propri ideali e di battersi per le proprie idee. Il messaggio principale che vorrei trasmettere è l’appartenenza alla terra, le nostre radici non muoiono e non si cancellano per quanti chilometri ed esperienze possiamo mettere tra noi e loro. L’importante è restare sempre fedeli a noi stessi, perché qualunque luogo può essere ‘casa’.


Come hai conosciuto la Butterfly Edizioni e che cosa ti ha spinto a pubblicare con questa casa editrice?

Seguo la Butterfly da quando la mia amica Laura Bellini ha pubblicato il suo romanzo “Il mondo dopo te”. Ho potuto apprezzare la fattura dei romanzi e l’attenzione che questa dinamica casa editrice pone nei confronti dei suoi autori. Quando Argeta Brozi, la direttrice editoriale, mi ha comunicato il buon esito del mio manoscritto sono stata immensamente felice ed è una felicità che non si è ancora esaurita. In più, siamo come una gande famiglia che si stima e si rispetta, la consiglio vivamente agli emergenti in cerca di editore all’ascolto.


Ma “Il profumo del sud” non è la tua unica pubblicazione…

No, lo precedono due pubblicazioni. “Destino di un amore” il mio romanzo d’esordio, fu pubblicato nel 2010. E’ una storia d’amore contemporanea che si sviluppa nell’arco di cinquant’anni. E’ la storia di due famiglie legate dal vincolo del sangue, qui si alternano passioni, tradimenti, colpe ed espiazioni. “Il rifugio”, invece, è stato pubblicato nel 2011 ed è un paranormal-romance. E’ una storia che tocca i temi della reincarnazione, dei viaggi astrali e delle dimensioni temporali. Anna, una giovane ragazza italiana, si reca a Londra per le vacanze estive, ospite del padre nella sua tenuta settecentesca, e qui si ritroverà protagonista di un viaggio ai confini dell’impossibile. 


Ci vuoi raccontare l’esperienza del concorso letterario “Valle Senio 2012”, dove sei arrivata seconda con il tuo romanzo “Il rifugio”?

E’ stata un’esperienza incredibile. Il Premio letterario ‘ValleSenio’ si volge a Riolo Terme, è un concorso gratuito che accoglie scrittori e poeti da tutta Italia. Al concorso parteciparono 1100 autori, 21 elementi tra critici, autori e giornalisti presiedevano la giuria. Ricordo ancora quel giorno e l’emozione che ho provato. Indimenticabile. 


Qual è la tua opinione sull’attuale situazione editoriale italiana?

Ostica. Sono molto soddisfatta della mia casa editrice e penso che gli autori avrebbero più opportunità di farsi conoscere se ce ne fossero come la Butterfly! Dal punto di vista delle ‘big’ sono rimasta piuttosto delusa, le grandi case editrici continuano a dichiarare di accettare emergenti ma credo siano solo specchietti per le allodole, non credo considerino davvero gli esordienti come noi e nemmeno perdano tempo a leggerci senza un’agenzia alle spalle. Sono a favore degli editori self-publishing anche se non fa per me, credo che ci siano ancora tanti lettori che preferiscano vedere il marchio di una buona casa editrice sulla copertina di un libro e pubblicare da soli spesso diventa un ostacolo, soprattutto per la promozione. Sto leggendo ora il romanzo di un’autrice esordiente autopubblicato, “La stella di Giada” di Stefania Bernardo, e vi assicuro che ci sono veri e propri talenti. E, tanto per la cronaca, mi sono imbattuta in concorsi che accettano ben volentieri gli auto-pubblicati rispetto a libri di editori a pagamento, quindi ben vengano!


Sei anche una blogger molto attiva che sostiene gli autori emergenti e, inoltre, curi una rubrica sul web-magazine “Io come autore”, il tutto mentre gestisci un negozio a Ferrara: come concili il lavoro con le tue passioni? 

Cerco di ritagliarmi uno spazietto nel primo pomeriggio quando la mia bambina dorme e, molto raramente, qualche ora la sera quando la mia bella famiglia dorme beata. Per me scrivere è come respirare che sia per il blog, per una recensione o per i miei scritti. Non potrei mai vivere senza.


Chi è secondo te lo scrittore? E quando uno “scrittore” può realmente definirsi tale?

‘Scrittore’ fondamentalmente è colui che scrive. Personalmente, considero ‘scrittore’ chi scrive con il cuore e con l’anima, chi riesce a confezionare una storia che appassioni un discreto numero di lettori, non chi confeziona libri su misura per il marketing o per le esigenze editoriali. I lettori, non mi stancherò mai di dirlo, dovrebbero essere i veri artefici di uno scrittore, non le decisioni editoriali o le scorciatoie dei raccomandati. Il pubblico è sovrano, almeno dal mio punto di vista! Forse, se un giorno potrò avere la fortuna di guadagnare abbastanza con i miei libri da non dover fare altro nella vita, mi ci sentirò pure io, ma la vedo grigia per il contesto sociale in cui siamo inseriti. Certo, la speranza è sempre l’ultima a morire! 


Grazie per aver risposto alle mie domande, in bocca al lupo per tutto, alla prossima!

Grazie a te, grazie per questa intervista e naturalmente ti aspetto sul mio blog! E’ stato un piacere per me e colgo l’occasione per mandarti un ‘in bocca al lupo’ per i tuoi di romanzi passati e futuri.






Link utili


I romanzi "Destino di un amore" e "Il rifugio" 
sono disponibili anche in e-Book al prezzo di € 0,89. 
Di seguito i link diretti all'acquisto.







Simona





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Se vuoi rispondere anche tu a un'intervista,
scrivimi: alamuna@gmail.com


mercoledì 16 ottobre 2013

"Convivenza leggera... Matrimonio d'affari", di Vanessa Vescera: le mie impressioni.



Ho appena finito di leggere questo libro e ne sono davvero entusiasta!
La prima cosa che mi viene da dirvi è che la storia è molto divertente. Vanessa è riuscita davvero a creare una storia frizzante, allegra, sorridente, in alcuni punti si ride addirittura, e far sorridere è un conto, ma far ridere è un altro, e Vanessa, almeno con me, ci è spesso riuscita. 
La protagonista, Alicya, è una ragazza sorprendente! È elettrica, fantasiosa, sempre di corsa, fa mille incontri, ne combina di cotte e di crude, con lei è decisamente impossibile annoiarsi. Non la vedi mai ferma, neanche mentalmente, dato che continua a pensare, rimuginare, riflettere, darsi tormenti, farsi paturnie... tipico delle donne di oggi! Alicya sa diventare davvero una grande amica per le lettrici. Il suo carattere è a metà fra il dolce e il ribelle. Vuole fare la ribelle, sì, partorendo questa assurda storia della convivenza leggera e del matrimonio d'affari (non vi svelo che cosa vuol dire, leggete il libro e lo capirete: ne vale la pena!), ma dietro a questa sua corazza si nasconde un animo tenero, una ragazza molto dolce che ha voglia di trovare l'Amore.
Dolce: è un altro aggettivo che potrei dare a questa storia. Perché sì, vediamo spesso e volentieri questo personaggio nelle vesti di una donna "acida", spesso irraggiungibile, ma, di tanto in tanto, Vanessa inserisce dei passaggi teneri e dolci, che hanno a che vedere fondamentalmente con il passato di questa protagonista, con la nonna che l'ha cresciuta, con certi inevitabili dolori, e allora Alicya, mano a mano, ci appare sempre di più per quella che è realmente. I tasselli si riuniscono tutti, e iniziamo a capire quali motivazioni si nascondono dietro a questi suoi spesso assurdi comportamenti. E, dato che la storia ha un'altissima percentuale di ironia e allegria, quando subentrano questi brevi passaggi all'insegna dei ricordi e della dolcezza, siamo in grado di commuoverci di più, proprio perché inattesi.
Non posso dire che la fine sia la più originale che abbia mai letto, ma è tipico dei romanzi rosa, che richiedono un lieto fine, quello che io, tra l'altro, apprezzo moltissimo, proprio perché è bello sapere che le storie finiscono bene, e che c'è sempre speranza che le cose si aggiustino, che vadano per il verso giusto.
Vanessa, che avevo già avuto modo di leggere insieme a Fabiana Andreozzi (scrivono a quattro mani, qui la recensione di un loro libro in comune), mi ha sorpresa anche "da solista". Sa scrivere, sa usare le strutture narrative giuste, usa un linguaggio pulito, spontaneo e adatto al contesto, sa spesso sorprendere, ci descrive attentamente le scene e ci fa conoscere bene la psicologia dei suoi personaggi. 
Penso sia un libro che può essere letto da tutti, anche se il genere cui appartiene fa pensare che il pubblico preferenziale sia femminile. A ogni modo questa protagonista vi conquisterà, saprà come tenervi svegli e... non vi deluderà!

Per chi ha già letto questo libro o per chi lo leggerà e avrà voglia di conoscere di più la fantastica autrice che si nasconde dietro a questa abile penna, vi lascio il link a una divertente intervista-chiacchierata cui ha risposto per la sua editrice: guardatelo qui! 







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Simona



martedì 15 ottobre 2013

Pensieri d'inchiostro, di Inkheart: mie impressioni + breve intervista.

Quello che mi è piaciuto del racconto di Inkheart è stata la capacità dell'autore di descrivere intensamente un breve momento, ovvero quello che precede il sonno. Quello che mi è piaciuto ancora di più, personalmente, è stato il fatto che il racconto non affronta un tema preciso, un argomento specifico, non è una storia, sembra vagare alla ricerca di nulla, non pretende niente, è scrittura allo stato puro, un vincente accostamento di parole che rende interessante un momento così fugace, un momento che viviamo praticamente tutti ma su cui in realtà pochi di noi si soffermano a riflettere. Inkheart lo chiama "desiderio di oblio": quando ci addormentiamo, la mente si lascia andare, si libera degli schemi, e noi diventiamo "un po' come i matti".
Molto carino!






E ora vi lascio a una breve intervista in cui a rispondere è, ovviamente, Inkheart, l'autore di "Pensieri d'inchiostro".




Benvenuto nel mio blog. Il tuo racconto “Pensieri d’inchiostro” descrive un solo momento: l’attimo in cui si chiudono gli occhi per addormentarsi, lasciandosi alle spalle la giornata trascorsa, e poi quello simile del risveglio. Che cosa ti ha spinto a scrivere queste righe?

Stavo guardando un film in tv, non ne ricordo nemmeno il titolo a dire il vero, ma mi colpì quello che vidi. Un colletto bianco che crollava sul divano dopo una lunga giornata di lavoro, ho cercato di immaginare ciò che provava ed è venuto fuori questo racconto.
Hai scritto anche altri racconti simili, che magari descrivono momenti brevi, attimi sfuggevoli?

Sì. Un mio "racconto" è formato addirittura di solo 5 parole! Non bisogna sempre essere prolissi per descrivere un'emozione.

Che rapporto hai con la scrittura? Quando hai scoperto che ti piaceva scrivere?

E' stato un caso. Una sera ho come sentito il bisogno di "sporcare" un foglio bianco sulla mia scrivania e mi sono ritrovato a scrivere e pian piano ho iniziato a prenderci gusto.

Se dovessi pubblicare, di che genere di libro ti piacerebbe essere autore?

Mi piacerebbe pubblicare una raccolta. Per quanto riguarda il genere, preferisco scrivere racconti introspettivi. Il foglio diventa quasi il mio psicanalista, che senza dir nulla, riesce a tirar fuori tutto quello che sento.

Qual è la tua opinione sull’attuale situazione editoriale italiana?

Sfortunatamente trovare editori seri è diventato complesso. Molti preferiscono la pubblicazione on line, per tagliare le spese, ma il mio sogno è scrivere per una grande casa editrice. Come dire, ho standard bassi!

Che rapporto hai, invece, con la lettura? C’è un genere che preferisci più degli altri o sei un lettore “onnivoro”?

Leggo di tutto, passando da Wilbur Smith ad Italo Svevo, per poi tuffarmi su Stephen King. Tutto ciò che ha un senso logico è degno di esser letto!

Che cosa deve avere un libro per conquistarti? Che cosa ti piace solitamente di uno scrittore?

Sono dell'idea che bisogna provare tutto e, solo alla fine, fare una cernita. In generale amo la suspance, il climax, i colpi di scena. Non disdegno le pause e le digressioni, ma certamente rendono un libro molto più duro da leggere.

Puoi lasciarci qualche link dove poterti raggiungere e dove poter leggere qualcosa di tuo?

Sfortunatamente no. Sono un neofita e non mi piace troppo pubblicare in web. Amo il cartaceo, un po' meno gli schermi del pc.

In bocca al lupo, a presto!

Crepi! Spero un giorno che possiate leggere qualche mia raccolta su carta stamapata! E, Simona, naturalmente ti ringrazio per lo spazio e il tempo che mi hai dedicato.





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Simona


martedì 8 ottobre 2013

RACCONTO: Pensieri d'inchiostro. Autore: Inkheart

Per l'iniziativa "Invia il tuo racconto!", Inkheart e il suo breve racconto Pensieri d'inchiostro.


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Ed ecco il momento più bello della giornata, chiudere gli occhi, con il buio denso a coprire le fatiche di una giornata. 
Mentre lentamente le palpebre si fanno pesanti, il respiro calmo, la mente si alleggerisce e inizia a vagare. I collegamenti logici si perdono, salti dalla partita in TV, all'anagrafica che oggi hai controllato in ufficio, fino alle sigarette che hai fumato (troppe, come sempre). 
Dovevi avvisare Simone per la partita, ma lo farai domani. Il calcetto è già preistoria. Ora ciò che conta è perdersi in questo vortice di immagini, sciogliere le corde che durante la giornata imbrigliano la tua mente e la condannano a ragionare all'interno degli schemi. Diventare un po' come i matti. Mettere il cervello su off e goderti lo spettacolo. Ma appena riesci a raggiungere quello stato, tutto svanisce e in un attimo senti il suono della sveglia. Un'altra giornata è iniziata e la tua routine riparte. La tua mente però resta a quell'istante, a quel desiderio di oblio, finché una chiamata, una mail, un messaggio, non ti riporta alla realtà e al caffè che ormai stai girando da troppo tempo. Tempo che torna a scorrere normalmente e quel desiderio improvviso ti lascia allo stesso modo, senza lasciare la minima traccia.
Inkheart 





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Se anche tu vuoi vedere il tuo racconto pubblicato su questo blog,


lunedì 7 ottobre 2013

Da ottobre a Natale il passo è breve.

Mi trovo nella fase "scrivere le pagine conclusive della tesi di laurea". 
Così, dopo il romanzo, si termina anche la tesi che,
a dirla proprio tutta,
aveva la priorità rispetto al romanzo! :P
Ma... chi andava a dirlo all'intensa ispirazione
da cui sono stata investita?
Mi trovo poi nella fase "decidere che cosa fare del romanzo appena concluso".
Qualche idea c'è, e non posso anticipare nulla.
E poi mi trovo nella fase "amo l'autunno". 
Mi lascio affascinare da immagini come queste...



...e dai loro stupendi colori. 
Vorrei essere in qualcuno di questi posti, lungo qualche infinito viale alberato.
E fra poco tempo incomincerò anche a lasciarmi affascinare
da certe evocative foto di paesaggi innevati.
Sta per arrivare Natale, vero?




Simona





mercoledì 2 ottobre 2013

"L'ideale", racconto di Giovanni Zonzini: le mie impressioni + breve intervista

Il racconto di Giovanni Zonzini, che partecipa all'iniziativa "Invia il tuo racconto", è liberamente ispirato alle vicende del dissidente Jan Palach, il giovane studente che si diede fuoco in mezzo alla folla in una famosa piazza di Praga. Il racconto di Giovanni ne ritrae brevemente ma con maestria la psicologia e le motivazioni di quel gesto estremo, il fuoco che gli ardeva dentro, il desiderio di una Libertà negata e ricercata attraverso il gesto coraggioso di chi ha la forza di reagire, di farsi sentire, di "non abbassare il mento per non guardare".
Il racconto di Giovanni mi è piaciuto molto, oltre che per il tema affrontato, per il modo in cui è scritto. Questo giovane scrittore ci mette l'anima e le sue parole sembrano intrise di poesia. Il linguaggio è ricercato, valido e lineare. E' un racconto molto breve, ma è davvero il caso di dire "breve ma intenso". 




Vi lascio con una breve intervista che ho realizzato per voi a Giovanni Zonzini.




L'intervista
Risponde Giovanni Zonzini


Benvenuto nel mio blog, Giovanni. Con il tuo racconto “L’ideale” ti sei voluto liberamente ispirare alle vicende del dissidente Jan Palach. Ci vuoi raccontare qualcosa in più? Come mai la scelta di questo tema?

Grazie del benvenuto, mi fa molto piacere essere qui con te. Tutto è iniziato quando nell'estate del 2011 andai a Praga. 
Ricordo ancora vividamente la visita alla Piazza San Venceslao, quella dove il 16 gennaio del 1969 Jan Palach si diede fuoco, infiammando, oltre a se stesso, anche la Primavera di Praga, iniziata quando Alexander Dubcek, esponente della sinistra riformista e moderata, prese il potere il 5 gennaio 1969.
In quei momenti mi sembrava di vedere la scena, di sentire l'urlo dello studente, la fiamma che avvolge il suo corpo, la folla atterrita che trova, pur nella tragedia di una giovane che sta bruciando vivo, quella meravigliosa fiaccola che dovrebbe illuminare ogni popolo: la Libertà.

Ti sei sempre dedicato alla narrativa, o scrivi anche poesie?

Scrivo perlopiù narrativa in prosa, ma di tanto in tanto scrivo anche poesie.

Hai mai pubblicato un libro o pensato di provare a pubblicarne uno?

Al momento la scrittura è solamente una (grande) passione. Non so cosa mi riserva il futuro, ma senz'altro pubblicare mi piacerebbe molto.

Che cosa ispira le tue storie di solito? Qual è il tuo rapporto con la scrittura?

Secondo me, l'ispirazione non è una lampadina che si accende miracolosamente dal nulla. Io penso che la cosiddetta ispirazione faccia un iter molto lungo, infatti, a mio vedere, lo scrittore non fa altro che raccontare la realtà filtrata dalla sua mente, che la interpreta, la trasforma e la plasma secondo il suo modo di vedere le cose. In definitiva, ritengo che sia la realtà stessa, le emozioni che provo sulla mia pelle, le mie idee e le mie azioni quotidiane a ispirarmi. 
Il mio rapporto con la scrittura lo si può definire con questa breve e celebre citazione di Catullo: amo et odi.
A volte mi dà la nausea, sedermi al computer davanti a quel foglio bianco di LibreOffice o di Word, eppure non riesco a staccarci gli occhi, non riesco ad allontanare le mie dita che corrono rapide sulla tastiera né a frenare la corsa della mia immaginazione nelle distese infinite della Fantasia, che si fonde talvolta con la realtà, creando un tripudio di immagini, di miserie, di fantasmagorie, che si riflettono come d'incanto su quel foglio ormai non più bianco, pieno di sottili righe d'inchiostro che sembrano assumere vita propria, come figli che prendono il volo verso la grande avventura della Vita.

Hai mai partecipato o pensato di partecipare a concorsi letterari?

In terza media, due anni fa, partecipai ad un concorso di poesia. Sono riuscito ad aggiudicarmi una segnalazione di merito con questa poesia:
E col volto di chi il mondo sfida,
col cuore di chi ancora spera,
con la bocca ancora secca di chi aspetta
e il naso affondato nel suo cuscino
i miei occhi pieni di nulla sanno
che non si riempiranno di altro che ricordi

Ci sono degli scrittori che ti piacciono particolarmente o a cui ti ispiri per scrivere le tue storie?

Gli scrittori che amo sono molti: Dumas padre e figlio, Isaac Asimov, Valerio Massimo Manfredi, Philip K. Dick, Licia Troisi, Edmond Rostand, J.K. Rowling, Suzanne Collins, Indro Montanelli, Italo Calvino, Dino Buzzati, Giovanni Del Ponte, George Orwell, Andrea Frediani, Alberto Moravia e altri che ora non mi vengono in mente.
La persona che più mi ispira a scrivere è un poeta e cantautore che si chiama Fabrizio De André (uso il presente poiché credo che rimanga immortale con i suoi capolavori).

Se ti chiedessi di citare tre libri che ti sono piaciuti di più, quali sarebbero?

Tre sono pochi, ma ci proverò: 1984 di George Orwell, Il Ciclo delle Fondazioni di Isaac Asimov e Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, ma in realtà la lista sarebbe infinita.

Esiste un blog, un sito o una piattaforma dove possiamo conoscerti meglio e leggere qualcos’altro di tuo?

Al momento no. Potete trovare molti dei miei racconti sul forum di “Scrittori della Notte” all'account “Un matto”.

In bocca al lupo per tutto, alla prossima!

Grazie Simona, altrettanto!






_________________

Simona





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