Li vedi entrare sommessi, con la paura negli occhi e i sorrisi tremanti che scuotono le labbra. Si siedono lì, nel banco "incriminato", quello al centro circondato dalla commissione che, malgrado le aspettative di ogni studente, nasconde un che di meravigliosamente benevolo. Lo nascondono anche i commissari esterni, quei personaggi sconosciuti venuti da fuori, da chissà dove, che si temono come si teme chiunque e qualunque cosa non si conosca.

Quando iniziano a parlare l'emozione viene fuori quasi sempre impetuosa. Anche nei ragazzi più determinati e sicuri di sé: si vede che le parole spesso vengono fuori tremanti. Perché questo, dopotutto, è il colloquio finale e decisivo di un percorso lunghissimo, di cinque anni intensi che si lasciano alle spalle spavaldi, assetati di vita.
Quando viene chiesto loro di esprimersi sulle intenzioni future, su che cosa vorranno fare dopo la maturità, i loro occhi si riempiono di luce e improvvisamente sembrano già cresciuti, già più grandi di quando sono arrivati, un'ora fa: hanno tutti le idee chiare, sanno che cosa vorrebbero fare, che cosa li aspetta a settembre. I loro 18, 19 anni in quell'istante sembrano già abbastanza per intraprendere qualsiasi strada.
Quante volte nella vita questi ragazzi forse cadranno e si rialzeranno, quanti sogni infranti ma quanti altri sogni realizzati, quanti progetti falliti e quanti altri portati a termine con grande forza e determinazione. Alcuni avranno abbastanza motivazione per combattere, altri potrebbero perderne un po' nei sentieri oscuri della sensibilità. Alcuni continueranno sempre a sapere chi sono, altri smarriranno la loro essenza per poi forse ritrovarla in qualche angolo nascosto di sé stessi. Patiranno pene d'amore, ma poi alcuni si sposeranno e avranno dei figli, altri forse decideranno che per loro le cose andranno diversamente. Alcuni saranno abbastanza fortunati da sentirsi sempre in sintonia con il mondo, sulle spalle di altri graverà probabilmente il peso di sentirsi continuamente diversi, controcorrente, spesso incompresi. Una cosa sola è certa per tutti: questi esami di maturità altro non sono che una prima tappa necessaria, una prima porta che si apre sul mondo e sulla vita: un punto di partenza.
I commissari, a volte, vorrebbero esprimere tutto ciò, invece si limitano a un banale ma sincero "in bocca al lupo". Vorrebbero poter dare loro le chiavi per aprire più porte possibili, ma la verità è che neanche loro ne sono in possesso. Ciascuno di noi si procura le chiavi che gli spettano, in base a quanto impegno profuso, a quanta determinazione mantenuta nel corso della propria esistenza. Le chiavi non sono uguali per tutte le porte. "In bocca al lupo", dicono, ed è un augurio per quello che viene subito dopo la maturità, che sia l'iscrizione all'Università o l'ingresso nel mondo del lavoro, ma soprattutto è un augurio per la vita che continuerà sempre a essere un grande, interminabile esame di maturità. Non si è mai troppo maturi per la vita, e, dopotutto, non è per niente detto che ciò sia un male.
Simona
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