
Manca poco per ricongiungersi con le vecchie cose, così care ma alle quali occorre riadattarsi, riabituarsi, che occorre riscoprire, rivalutare, di cui occorre trovare l'equilibrio giusto, il giusto bilanciamento di ingredienti, il cui sapore si è smarrito in mezzo alle tante cose da fare e ai nuovi impegni e progetti. Manca poco per l'estate salentina, calda e torrida, accogliente come un grembo materno, e per le passeggiate sui corsi e sulle litoranee, manca poco per i saluti, per il passato, per le cene all'ombra dondolante di una lanterna, per i puzzle infiniti in uno stanzino soffuso. Manca poco per accorgersi delle differenze, di quello che si lascia e di quello che si ritrova. Manca poco per rendersi conto che la vita a volte include anche quel senso di vuoto che ti porta spesso a non sentirti mai totalmente parte di un posto, di un angolo di mondo, e quel senso di continua ricerca che non ti fa mai capire esattamente chi sei e di cosa sei fatto, a cosa appartieni, quell'incertezza continua che ti fa sempre vivere in bilico fra il "vorrei essere questa persona" e il "non sarò mai come dovrei essere". Perché nell'essere sé stessi non c'è dovere che funzioni: per quanto uno ci provi, a seguire le mode, l'impellente bisogno di felicità lo porterà sempre a sentirsi disagiato rispetto a quello che non è e non sarà mai.
Manca poco, insomma, per sentire il richiamo della vita, come un'eco che risuona incalzante ma dolce in una delle tante immensità che ho incontrato nel corso di quest'ultimo anno.
Simona
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