...senza arrivare a capo di niente. Si fanno mille domande, seguono con il pensiero lunghi percorsi tortuosi che passano per vie improbabili e inesplorate, e alla fine - puf - nelle mani solo un pugno di mosche. Perché sorridono allora, di fronte a questo vuoto nichilistico? Perché la loro anima si sente alleggerita? Si alzano dal tavolo, pagano il conto, su quante cose hanno cercato di far luce!: la vita meschina, l'incertezza del domani, come appaio ai tuoi occhi e come tu appari ai miei, cambiamenti negli anni, come vorresti morire, come vorresti vivere, che cosa c'è al di là della vita, sensazioni e percezioni impalpabili, contenuti onirici e contenuti emotivi. Sai? Vorrei che fosse estate, vorrei che fosse inverno, dimmi, dimmi pure, dimmi tutto quello che ti passa per la testa, senza paletti e senza freni, parlami apertamente di quello che provi, perché stringi così forte la mano in un pugno? C'è qualcosa che ti turba? Quale ricordo stai cercando di schiacciare in quel pugno? Perché digrigni i denti? Da quale rabbia vorresti liberarti?
Poi si sentono appesantiti nello stomaco ma alleggeriti nel pensiero, e partono alla volta della città per lasciarsi risucchiare dal vortice umano, e tuffarsi con tutti i pensieri in un cocktail di rum e vodka. Sorridendo, parlando, vivacchiando.
Sotto alle lenzuola, prima di addormentarsi, si rendono conto che i pensieri che vorticosamente girano nella testa sono sempre gli stessi, ma sono indolori, hanno una consistenza leggera, fanno voli delicati e infine si dileguano, incerti e sospesi, in un sonno tranquillo e pieno di sogni. Domani torneranno con mille interrogativi che verranno indagati, nuovamente, di fronte a una pizza, a un cocktail o a un televisore spento. Sai qual è la cosa più bella? Che siamo sempre qui a parlare, bla bla bla, e non arriviamo mai da nessuna parte. Ah ah ah, è troppo forte questa cosa. Eppure sto bene. Sto bene con te.
Dipinto di Peter Wever Simona |
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