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Il mare d'inverno ha sempre un fascino stupendo,
le spiagge desolate,
il solo rumore delle onde che si infrangono sul bagnasciuga,
senza urla di ragazzini festosi
o di tormentoni dai chioschi,
come nelle giornate estive.
Il mare lo vedi un po' agitato
sotto a un cielo grigio e minaccioso.
Ma non ti fa paura,
resteresti ad ammirarlo anche per delle ore,
e ad ascoltare la musica delle sue onde
fino a che non ti prenderebbe l'acquazzone.
C'è qualcosa nell'aria,
di tremendo e di straordinario insieme,
che non riesci ad afferrare.
Non vola un solo gabbiano.
E poi la spiaggia,
bellissima, umida, bagnata dall'alta marea,
e i sassolini arrivati dal nulla,
per posarsi là dove mesi fa c'era solo sabbia
pulita, dorata, soffice, asciutta.
Guardi nell'immensità del lido,
perdi lo sguardo verso un punto imprecisato,
i tuoni che si propagano in lontananza,
il mare che diventa via via più agitato.
È inverno.
Ti senti un po' sola in questa fredda immensità,
ma da quella sabbia, da quelle dune...
...arriva ancora qualcuno.
Al fascino del mare d'inverno
in pochi sanno rinunciare.
Ti dà qualcosa che rimane,
una specie di richiamo,
di eco infinito.
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Simona
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Copyright: Simona Giorgino
Che meraviglia... Ha un fascino...
RispondiEliminaAbbiamo trasferito il nostro blog, ti va di seguire con gfc anche quello nuovo? Ovviamente ricambiamo!
www.sevacolazione.blogspot.it
S&V
Anche rientrando a sera e chiudendosi la porta di casa dietro le spalle, il cuore ha bisogno di spazi ampi, lunghi, profondi, entro i quali continuare a muoversi, vagare.
RispondiEliminaParadossalmente, accade qualcosa di simile a ciò che si sperimenta quando ci si tuffa nell’acqua del mare per un’immersione o anche solo per una nuotata. L’acqua ti stringe da ogni parte, perfino sembra impedire, soffocare il respiro: e invece ti consente di sperimentare una sensazione incredibile di leggerezza, di sospensione, di libertà. Il cuore accelera il suo ritmo, una bracciata, un colpo di reni, una spinta a gambe raccolte e si entra in un mondo inatteso: si aprono visioni, si odono note e armonie dirompenti, suoni inediti e densi.
Stretti da ogni parte eppure in grado di scivolare via.
Il mare: tutto appare già detto, eppure tutto rimane ancora nuovo e inespresso. Un posto grande e misterioso, bello e glorioso. Da secoli continua a vagare, facendo innamorare milioni di persone. Questo è il suo potere fantastico che mai potrà svanire… un amore grande e accogliente, profondo e avvolgente.
Il mare è come la vita: si rinnova continuamente. E’, ogni volta, un altro mare a seconda che si guardi da un angolo visuale oppure da un altro, dall’infanzia o dalla maturità, da una finestra lontana o da una spiaggia che attraversiamo, all’alba o quando già fa notte, d’inverno o d’estate.
Difficile registrarne tutte le possibili variazioni, tutti i possibili colori. A vederlo per la prima volta, è facile provare un senso di sgomento e di paura dinanzi a quell’immensità; chi l’ha visto almeno una volta ne porta dentro il profumo, come d’incenso che s’innalzi al cielo. E’ uno degli spettacoli naturali che ancora oggi, e non solo d’estate, esercita su tutti noi un fascino ineguagliabile. Davvero prodigio e meraviglia senza fine.
Il mare, come la vita, ha la capacità di rigenerarsi continuamente; bagnarsi nelle sue acque ha sempre un valore quasi catartico, come se, in uno stesso tempo, purificassimo il nostro corpo e la nostra anima. In ogni tempo, e presso tutte le genti, esso ha goduto di un’attenzione profonda, da parte di scrittori, poeti, romanzieri, i quali hanno tentato di definirlo, di imprigionarlo in una formula. Senza mai riuscirvi.
Noi non potremmo più guardarlo senza pensare a chi lo ha trasformato in una parola di poesia. Il mare è anche questo: la sua perenne trasformazione in oggetto poetico. Le sue onde giungono a riva e bagnano anche le pagine degli scrittori: Conrad, Melville, Stevenson, Defoe, Hemingway e…tanti, tanti altri, tutti affascinati dall’immensa, incontenibile, inappagabile distesa azzurra.
Di fronte al mare saremmo potuti restare senza parole se i poeti non ce le avessero donate. Abbiamo, talvolta, la sensazione di attraversarlo, ma, a ben guardare, è il mare che attraversa noi. Siamo noi le isole, i porti, gli approdi di questa immensa piovra che, in qualche modo, ci prende tutti. Perché il mare libera e imprigiona, unisce e divide.
E’ una via, un ponte, una barriera, un confine e la sua dilatazione estrema, l’infinito. E’ dal mare forse che aspettiamo qualcosa di grande e di nuovo, qualcosa che cambi la nostra vita…
E’ naufragio e salvezza: come una porta, chiusa dietro le spalle.
Una porta, dunque, anzi perfino, può esprimere un orizzonte, uno spazio profondo oltre il quale muoversi e trovare quella parte di sé talora nascosta proprio a noi stessi. Non vi è nulla che possa essere eccessivamente piccolo o limitato da mortificare la nostra capacità di immaginare, di desiderare, di inseguire. Forse, anzi, tutto ciò che appare stretto, limitante, inaccettabile è solo una porta d’ingresso, una finestra, che allarga verso spazi e orizzonti che ci appartengono e che possiamo raggiungere, accogliere… con le nostre stesse mani.
LA LIBERTA' PROFUMA DI MARE
di Fausto Corsetti
Con un caro simpatico saluto
Fausto