L'estate sta per finire, lo sento già nell'aria, nonostante nelle ultime ore sia tornato un caldo non indifferente. Sto vivendo in quel limbo tra l'estate e l'autunno, in quella sottile certezza che presto il tempo lascerà definitivamente spazio alla nuova stagione, portando freddo e voglia di lenzuola calde.
Non sono qui a Lecce da molto tempo, a ben pensarci. Sono passati solo due mesi da quando sono rientrata da Milano, e sembra passata già un'eternità. Naturalmente ho ripreso a vivere la mia vita qui nella sua routine e nelle sue abitudini che mi sono ri-diventate familiari, ma se nei ritagli temporali torno a pensare a Milano mi viene un groppone di nostalgia. Mi mancano i posti che frequentavo, e in queste settimane ho maturato il pensiero di non aver salutato tutto e tutti degnamente. È come se ogni cosa fosse rimasta in sospeso, come se fossi scomparsa da un giorno all'altro senza lasciare traccia di me. Giorni fa ho persino fantasticato su un viaggio che mi porterebbe fino alla città meneghina e che mi farebbe rivivere luoghi e momenti, e che mi consentirebbe di "concludere" un ciclo che mi sembra sia rimasto aperto in qualche spiraglio.

All'inizio della mia permanenza leccese mi sono anche affacciata timidamente sul mondo del découpage, anche se fra una cosa e l'altra non ho ancora avuto modo di approfondire questa simpatia.
E infine, negli ultimissimi giorni, mi sono finalmente rimessa a scrivere. Aspettavo da tanto questo momento, e forse ho lasciato passare anche troppo tempo prima di riaprire quella porta che avevo socchiuso, ma ho in qualche modo dovuto aspettare che finissero tutti i lavori in casa per lasciare che l'ispirazione prendesse piede. Non me la sentivo, in effetti, di avviare la stesura di un racconto con rumori di trapani per casa, mobili smantellati e pareti da imbiancare, tutti lavori in cui poi ho partecipato col ruolo di co-protagonista.
Poi un giorno, alla fine dei lavori, mi sono finalmente seduta lì, ho aperto il file .doc che avevo temporaneamente nominato "nuovo romanzo" e le dita si sono messe a battere sulla tastiera come se non ci fosse un domani.
Non ho ancora scritto molto, sono venuti su solo due capitoli, di cui il secondo ancora da rivedere, ma l'idea c'è, la storia sta prendendo piede e io sto ricominciando a vivere una bella sensazione che avevo quasi scordato: quella che si prova quando i tuoi personaggi prendono vita, e quando ti sembra di essere lì nel libro e di star vivendo i loro stessi tormenti e le loro gioie. Hanno tutti già un nome, una professione e un ruolo preciso. Le loro personalità si stanno formando strada facendo. Già combinano guai, si innamorano, piangono...
Non so che ne sarà di questo romanzo (oltretutto, gli impegni con i concorsi che ho sostenuto negli ultimi anni - TFA e Concorso Docenti - mi hanno fatto dimenticare di avere anche un altro romanzo nel cassetto, che per pigrizia non ho poi più proposto ad alcun editore e che quindi non ha mai visto la luce), di certo l'idea di pubblicare ancora non mi dispiace. Ma questa è una questione a cui penserò solo al momento giusto. Per ora m'importa solo di scrivere e di dare sfogo alla mia fantasia.
E poi chi lo sa dove arriverò con questa storia!? Adoro l'imprevedibilità della scrittura. Adoro il fatto che lo scrittore creda di avere, a un certo punto, le idee chiare su come vuole continuare la storia, ma poi improvvisamente può verificarsi qualche cambiamento di programma. Spesso sono i personaggi stessi a dirottare il racconto verso un'altra direzione, oppure può capitare che le situazioni che si creano richiedano necessariamente una continuazione diversa da quella che ti eri originariamente imposto. Fra le altre cose, è questo che adoro della scrittura: la forza con cui ti trascina in una storia che, alla fine, non sei neppure tu a scrivere, ma una qualche parte di te che forse inconsciamente ha già deciso come andrà a finire.
E poi chi lo sa dove arriverò con questa storia!? Adoro l'imprevedibilità della scrittura. Adoro il fatto che lo scrittore creda di avere, a un certo punto, le idee chiare su come vuole continuare la storia, ma poi improvvisamente può verificarsi qualche cambiamento di programma. Spesso sono i personaggi stessi a dirottare il racconto verso un'altra direzione, oppure può capitare che le situazioni che si creano richiedano necessariamente una continuazione diversa da quella che ti eri originariamente imposto. Fra le altre cose, è questo che adoro della scrittura: la forza con cui ti trascina in una storia che, alla fine, non sei neppure tu a scrivere, ma una qualche parte di te che forse inconsciamente ha già deciso come andrà a finire.
Simona